Baobab, l’associazione che ospita potenziali terroristi esige un hotel per clandestini

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Il giornale locale la racconta così (i rapporti tra queste associazioni che erigono tendopoli abusive senza venire indagate da una procura impegnata in altre faccende, e la stampa locale, sono ben evidenziati dal tono demenziale dell’articolo):

L’irrisolto problema dei transitanti è pronto a riesplodere. La stagione degli sbarchi sta, giorno dopo giorno, portando ad un aumento degli arrivi anche a Roma. Si tratta di migranti diretti al nord Europa che vedono Roma come un luogo di passaggio. Da anni ormai, dopo lo sgombero della favela di via delle Messi d’oro, la Capitale è alle prese con questa emergenza. La chiusura del Baobab e i continui sgomberi della Questura delle tendopoli presso la stazione Tiburtina alimentano incertezze.

Giovedì l’ultimo sgombero nel corso del quale i volontari sono riusciti a salvare le tende e quant’altro utilizzabile per l’accoglienza provvisoria. Una conferenza stampa improvvisata è servita per denunciare quanto sta accadendo su questa vicenda. In sintesi i volontari del Baobab hanno denunciato il prolungarsi dei tempi per l’apertura del Ferrhotel di via Tiburtina. Qui il Comune ha previsto un hub per l’accoglienza dei transitanti. Doveva aprire a giugno, quando è previsto il picco degli arrivi nella Capitale. Così però non sarà. “Nel corso di un incontro con l’assessorato”, spiegano i volontari, “ci è stato detto che aprirà entro un numero di mesi imprecisato”.

Un clima di incertezza al quale si aggiunge la scadenza per la struttura di via del Frantoio. Qui sono ospitate 65 persone. La concessione sta per scadere e il municipio IV, facendo propria una richiesta dei residenti, ne ha chiesto la chiusura. “Nel corso dell’incontro”, raccontano i volontari del Baobab, “abbiamo chiesto che questa struttura venga tenuta aperta almeno sin quando non aprirà il Ferrhotel”. Ricordiamo che la soluzione di via del Frantoio fu trovata dopo settimane di continui sgomberi e nuove tendopoli, seguite alla chiusura del centro di via Cupa.

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Alla preoccupazione dei volontari si unisce qualle del secondo municipio. La Presidente Francesca Del Bello e l’assessora alle politiche sociali Cecilia D’Elia: “Giugno si avvicina e, come ci ha confermato Roma Capitale, per motivi di iter amministrativo il ferrhotel non potrà essere pronto neanche questa estate. Il problema dell’accoglienza dei migranti, anche alla luce dei nuovi sbarchi, rischia di riproporsi in tutta la sua drammaticità. Ieri abbiamo partecipato alla riunione indetta dall’assessora Baldassarre, insieme alle associazioni, per discutere della situazione intorno all’area della Stazione Tiburtina. Abbiamo confermato la nostra collaborazione e la disponibilità a lavorare su un infopoint di prima accoglienza. Siamo però preoccupati dalla possibile chiusura delle strutture esistenti. Sappiamo che la proroga per il centro di via del Frantoio era stata prevista fino a giugno, abbiamo formalmente chiesto a Roma Capitale di lasciare aperta tale struttura fino all’apertura del ferrhotel. Chiuderlo sarebbe una scelta scellerata, tanto più oggi vista la necessità di reperire nuovi posti da mettere a disposizione di chi arriva”.

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L’alternativa è di fatto il bivacco, già realtà consolidata ormai da tempo. Giovedì scorso sono state allontanate e identificate 60 persone. Gianluca Peciola, ex capogruppo Sel in Campidoglio: “In un momento in cui migliaia di persone sbarcano sulle nostre coste per fuggire da guerre e persecuzioni, la risposta delle Istituzioni non può essere lo sgombero. Da mesi e mesi, volontari e cittadini continuano a prestare assistenza ai migranti che transitano a Roma, mentre dalle Istituzioni continuano a non arrivare soluzioni adeguate. Tra l’altro, la situazione a breve peggiorerà con l’aumentare del flusso migratorio. Roma deve tornare ad essere una città dell’accoglienza e capace di predisporre servizi essenziali all’altezza di una Capitale europea”.

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L’alternativa è l’Africa. I servizi essenziali sono per i cittadini, tra l’altro sempre più poveri secondo dati ISTAT, e non per clandestini raccattati in Libia da ONG di scafisti umanitari e poi sollazzati nelle nostre città da altre associazioni invischiate nell’accoglienza di potenziali terroristi islamici.