Direttore Coop Profughi è segretario PD: conflitto di interessi

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RAPINA A MANO ARMATA

Nel Novecento era il «buen ritiro» dei grandi nomi della cultura italiana. Attorno al saggista, poeta e senatore Franco Antonicelli, in estate Villa Cernigliaro ospitava gente come Cesare Pavese, Benedetto Croce, Norberto Bobbio e Luigi Einaudi prima dell’ascesa a presidente della Repubblica.

Inserita nel patrimonio delle ville Reali del Piemonte, diventerà un centro d’accoglienza per richiedenti asilo. L’accordo tra la proprietà e la coop vercellese Versoprobo è già stato raggiunto e ieri la Prefettura ha eseguito il primo sopralluogo tecnico. Per capire se può essere di gradimento ai fancazzisti in arrivo dalla Libia: i prefetti ormai sono coccolaclandestini, agenti viaggio dell’invasione.

L’idea di un centro di accoglienza nel celebre parco letterario, con le sue sale da tè, biliardo e biblioteca, è destinata ad alimentare polemiche e invidie: «Se le istituzioni mi avessero sostenuto – racconta la proprietaria Carlotta Cernigliaro, che ha già l’acquolina in bocca per gli affari in arrivo a discapito di storia e cultura-, forse non avrei deciso di intraprendere questa strada».

«Pensiamo di avviare corsi di formazione per dare un’opportunità ai migranti – millanta Carlotta Cernigliaro -: vorremmo creare un progetto sperimentale sullo stile del Magdas Hotel di Vienna». I profughi potranno così provare a diventare giardinieri, restauratori o addetti alla sicurezza: insomma, si fa la servitù a spese nostre, la signora Carlotta. Magari dategli anche le pistole.

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La notizia, nelle ultime ore, ha iniziato a diffondersi in tutta la Valle Elvo. Lasciando alcuni senza parole: «Anche io voglio diventare un profugo, una casa così bella non me la potrò mai permettere», dice una residente di Sordevolo.

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Il sindaco Riccardo Lunardon è furente, perché ha appreso la notizia dai giornali: «Certe operazioni si fanno concordandole col comune – sbotta -, e se non c’è collaborazione io penserò a tutelare il mio territorio». Fuori dalla maestosa villa, ieri pomeriggio, hanno fatto capolino i divieti di sosta. Il sindaco è già pronto al contrattacco e promette azioni clamorose: «Farò chiudere il parcheggio di fronte alla villa, così gli ospiti dovranno lasciare l’auto a Pollone». Ma i proprietari di villa Cernigliaro, che con la cultura faticano sempre di più a tirare avanti, non cedono. «Quella era una casa per vacanze – spiega Cernigliaro -, ma qui di turisti se ne vedono pochi». E di arte, specialmente di nicchia, in Italia non si campa: «Abbiamo avvisato Patrizia Antonicelli, figlia di Franco: si è detta entusiasta e questa può diventare un’opportunità», aggiunge la proprietaria. La dimora, va precisato, continuità a svolgere le sue attività: ricevimenti, feste, matrimoni, bed and breakfast.

Ma il sindaco non vuole saperne: «Questo centro d’accoglienza non s’ha da fare».

La cooperativa che se ne occupa è la Versoprobo s.c.s., un vero e proprio colosso del business dell’accoglienza che svolge attività per conto di numerose prefetture in Piemonte e in Lombardia e, come è riportato dal sito web della stessa, punta a hotel, ville e grosse strutture perché «Gli ampi spazi tipici di una struttura di grandi dimensioni permettono di svolgere non solamente le attività didattiche, formative o lavorative ma anche di realizzare attività ludiche o ricreative». Nella villa è presente una sala giochi, una sala biliardo e l’indispensabile wi-fi per scaricare filmimini porno.

Il direttore della cooperativa è Islao Patriarca, coordinatore dei giovani del Pd di Vercelli.

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«Non è l’accoglienza di dieci richiedenti asilo che ci spaventa – tiene a precisare il sindaco di Sordevolo Riccardo Lunardon e già ci fa cadere le palle – ma è intollerabile che in una comunità piccola come la nostra le decisioni debbano essere prese da privati e cooperative di nascosto dall’amministrazione comunale. Confido nella decisione della Prefettura ma ritengo che le dimore storiche dovrebbero essere un patrimonio culturale e turistico» continua il primo cittadino «e soprattutto sono dell’opinione che dovrebbero essere i comuni attraverso gli Sprar (sistema per l’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati, ndr) a gestirli, e non le cooperative per ricavarne profitti».