IL QI MEDIO DI CHI SBARCA E’ CATASTROFICO PER L’ITALIA

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L’Italia è, da sempre, un territorio privo di risorse del sottosuolo: non abbiamo petrolio, non abbiamo quantità significative di minerali. Tutta la ricchezza di questa penisola, da sempre, dipende esclusivamente dalle capacità dei suoi abitanti.

E la capacità è la diretta espressione dell’intelligenza. Questo vuol dire che se per qualsiasi motivo, l’intelligenza collettiva di chi risiede in Italia – la media tra i suoi abitanti – dovesse scendere, o peggio crollare, assisteremmo ad un declino dell’unica risorsa disponibile: l’intelligenza. E quindi del livello di benessere raggiungo.

Ci sono due modi perché questo declino si possa verificare. Per una involuzione endogena: la società attuale tende in effetti ad un futuro in stile Idiocracy, e i motivi sono molteplici, il primo è che la pressione evolutiva non premia più le persone intelligenti, ma semmai una minoranza di ‘molto intelligenti’ e poi una massa di idioti totali. Ma questo processo, come tutti i processi evolutivi, sarebbe lento, molto lento. Poi c’è un metodo più veloce per abbassare il nostro QI (quoziente intellettivo): importare individui con il QI più basso del nostro. E questo lo stiamo facendo.

Che impatto ha, sul nostro QI, e di conseguenza sul nostro futuro benessere, lo sbarco dei cosiddetti profughi? Quanto pesa, ogni sbarco sul nostro QI?

Partiamo da un primo dato. Il QI medio degli italiani è uno dei più alti al mondo. Il più alto in Europa insieme a quello tedesco e olandese:

QIMONDO

Ci sono variazioni tra le regioni, ma sono entro valori del ‘Flynn Effect’ (FE), ovvero rientrano in lievi differenze dovute a fattori socioeconomici come, ad esempio, scuole migliori che possono generare differenze di pochi punti.

Ma al di là del FE, le differenze di QI sono dovute a fattori ereditari: genetici. Quindi non sono eliminabili con l’ambiente. Il figlio dell’africano che viene in Italia, anche frequentando scuole lombarde, non aumenterà mai il proprio QI fino al livello italiano.

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E qui arriviamo al problema: il QI medio dei cosiddetti profughi che Renzi raccatta in Libia ogni giorno è 69: http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0160289609001275

Tra il QI medio italiano (104) e quello subsahariano corrono circa 35 punti. Un abisso. Il QI medio di un individuo con la sindrome di Down (che sono persone fantastiche, ma che hanno bisogno di sostegno) è 50.

Secondo Wikipedia: possono essere specificati 4 diversi gradi di ritardo intellettivo[2]:

  • lieve (85% dei casi), QI da 50-55 a 70
  • moderato (10%), QI da 35-40 a 50-55
  • grave (3-4%), QI da 20-25 a 35-40
  • gravissimo (1-2%), QI inferiore 20-25.

Significa che, mediamente, quelli che sbarcano rientrano nella categoria di ‘ritardo lieve’. Che significa:

Il ritardo lieve è difficilmente evidenziabile nei primi anni di vita, questo perché nei bambini così piccoli le difficoltà motorie, prassiche e linguistiche non sono molto visibili[1], inoltre la compromissione in queste aree è lieve e non facilmente distinguibile dalle capacità dei bambini senza ritardo fino ad una età più avanzata[2]. Il periodo iniziale in cui si nota il problema è quello dell’inserimento nella frequenza scolastica, quando possono sopraggiungere difficoltà nell’apprendimento. Infatti, spesso si consiglia la permanenza nella scuola dell’infanzia fino ai 6 anni perché questi bambini imparano a leggere e scrivere tardivamente rispetto alla norma e generalmente intorno all’età di 7-8 anni.

Fino all’età di circa vent’anni i soggetti affetti dalla patologia necessitano di un sostegno nell’adattamento scolastico e sociale. Possono conseguire un’autonomia sociale e lavorativa adeguata per un livello minimo di autosostentamento, ma ugualmente necessiteranno di supporto.

Vista la correlazione diretta tra ricchezza prodotta e QI, questo avrà un impatto devastante sulla nostra economia, perché stiamo importando individui il cui QI rientra nella categoria di ‘ritardati lievi’, quindi da sostenere socialmente ed economicamente.

Perché sia chiaro: l’Africa è un continente ricchissimo, e la povertà relativa dipende tutta dai suoi abitanti. Che noi stiamo travasando in Italia, dove non avremo nemmeno le ricchezze del sottosuolo a salvarci.