Agricoltura: perché gli immigrati non servono

Vox
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Uno dei mantra tipici dei fanatici dell’immigrazione, con cui ci assillano quotidianamente, è che “i migranti sono necessari per svolgere i lavori che gli italiani non vogliono più fare“. Non è così, ovviamente.

In genere, a questo punto salta sempre fuori la “raccolta dei pomodori”. I Librandi e i Poletti di turno nelle trasmissioni TV lo ripetono come una litania.

Ma basta usare un minimo di razionalità e buon senso per demolire questo trito luogo comune.

1) NESSUN essere umano, italiano, nigeriano, pakistano, tunisino, indiano o cinese dovrebbe essere più sfruttato e costretto a lavorare in condizioni disumane a pochi centesimi l’ora senza assicurazione e a vivere seminascosto in stalle e fienili.

2) Non ha alcun senso ed è immorale e iniquo pretendere che persone qualificate con lauree e dottorati di ricerca e che hanno pagato tasse universitarie per anni (in Italia sono tra le più alte d’Europa), debbano accettare di fare i servi della gleba delle coop e di buttare alle ortiche le proprie competenze che potrebbero essere utilmente spese nei settori in cui hanno studiato. Se avessero voluto fare i braccianti agricoli avrebbero smesso di studiare a 14 anni.

3) È anacronistico e illogico che nel 2017 si giustifichino ancora il caporalato, l’impiego di manodopera straniera a bassissimo costo e il ricorso a metodi di raccolta ottocenteschi.

Non voglio fare pubblicità ad aziende (non sono affiliato con nessun produttore… lavoro in un settore completamente diverso… il link sotto è a puro titolo esemplificativo) ma oggi la raccolta può essere interamente automatizzata: http://www.pomac.it/index.php?option=com_content&task=view&id=16&Itemid=1

Vox

Un solo uomo alla guida può portare a termine il lavoro più efficacemente e velocemente di 50 o 100 braccianti.
Questo avviene già in molte parti di Italia da almeno 20-30 anni. Si tratta solo di estendere l’automatizzazione alle aree dove per ora prevale la raccolta manuale, soprattutto al Sud.

Qualcuno dirà… “eeehh… le macchine esistono, funzionano bene ma sono molto, troppo costose”.

È un falso problema; quello che manca davvero è la volontà di cambiare le cose.

Un governo degno di questo nome (eletto dal popolo e che avesse davvero a cuore l’interesse nazionale) dovrebbe incentivare l’acquisto di raccoglitrici automatiche, aiutando gli agricoltori con prestiti agevolati e pagamenti rateali a interessi zero per l’acquisto e la manutenzione, bonus fiscali e corsi gratuiti di formazione che insegnino l’utilizzo dei nuovi macchinari.

Le macchine non hanno le (legittime) esigenze e i diritti degli esseri umani. A lavoro finito si spengono e si mettono in un garage.

Non gravano sui servizi sociali e sulla sanità.
Non arricchiscono le mafie e le cooperative.
Non creano problemi di ordine pubblico.
Non hanno bisogno di luoghi di culto.
Non hanno bisogno di case popolari.
Non si sposano e non fanno figli.
Non devono “essere integrate”.

Dott. Mario L.