“Igor il russo” non è russo: clandestino liberato dal Cie grazie al PD

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Sorpresa, Igor il ‘Russo’ non è russo, è serbo. Forse. Non è nemmeno un ex militare dell’Armata Rossa. Il che giocava molto bene in questa epoca mediatica di ‘russofobia’.

Il quarantenne serbo è noto alle autorità anche come Ezechiele Norberto Feher, nato a Subotica, nel sud della Serbia. Era un ladro di campagna, un piccolo delinquente ritenuto relativamente pericoloso anche se violento. Aveva addirittura un profilo Facebook, a nome Ezechiele.

Il 29 dicembre 2015 augurava addirittura buon anno, l’agosto precedente si fa una foto al castello di Ferrara con il commento “alla grande”. Aveva appena messo a segno un colpo.

Era già stato arrestato. E per 15 giorni è finito nel Cie di Bari, un bel posto, dove forse avrà conosciuto anche Kabobo, poi lo hanno liberato con “decreto di allontanamento dal territorio nazionale”.

Al Cie di Bari, secondo la ricostruzione della Nuova Ferrara, Igor Vaclavic resterà solo 15 giorni, senza una identificazione reale. In questa struttura, occorre spiegare, non è possibile trattenere stranieri oltre un certo periodo, grazie alle leggi varate dai governi PD che hanno ridotto il tempo di permanenza: così il clandestino resiste 15 giorni senza dire chi è, e torna libero.

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Per questo motivo dopo 15 giorni, di incompiuta identificazione, il questore di Bari di allora, (febbraio/marzo 2015) dà in mano a Igor Vaclavic il solito pezzo di carta: ordine di allontanamento dal territorio italiano e contestuale espulsione.

Insomma: la scia di morti è tutta sulla coscienza di Alfano e del governo Renzi. Assassini.

E ora un esercito di mille uomini, compresi parà, è alla sua ricerca. Tutto perché non sono stati capaci di espellerlo.

Il rastrellamento coordinato dai Carabinieri, centinaia di uomini tra cui anche i paracadutisti del Tuscania, i Cacciatori di Calabria, personale del Gruppo intervento speciale (Gis) e altre forze di polizia è proseguito senza sosta, con base nella caserma della Compagnia di Molinella, paese della Bassa bolognese.

Nelle ore passate era stato trovato anche una sorta di giaciglio del ricercato, indagato per gli omicidi del barista Davide Fabbri di Budrio e dell’agente Valerio Verri a Portomaggiore. Il rifugio rudimentale, dove c’erano anche alcuni viveri, era però stato abbandonato.

Gli sviluppi giudiziari emersi nella giornata di ieri si basano su testimonianza fondamentali che hanno portato gli inquirenti ai riscontri per attribuire i due omicidi al killer in fuga, ancora in fuga e braccato da centinaia di uomini che battono 15 chilometri quadrati nell’area tra Argenta e Molinella.