Profughi in protesta: “Vogliamo andare in città e paghetta”

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Vogliono andare via da Urbe perché è un piccolo centro, e l’entroterra non è di loro gradimento. I fancazzisti sono ospitati lì, a spese nostre, da più di un anno, ‘gestiti’ dalla cooperativa «La strada giusta», ma ‘sentono’ la diffidenza degli abitanti.

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E poi protestano: i soldi della “paghetta” non gli vengono versati con regolarità, la mancanza di riscaldamento in questa fredda primavera, il gas della cucina che, dicono loro, non funzionerebbe, la mancata iscrizione a scuola per alcuni di loro, la difficile convivenza di 30 persone in un’unica struttura. Sono dramma per africani che fuggono dalla guerra in Siria.

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La cooperativa, una delle diverse che in provincia si pappa le risorse messe a disposizione dai contribuenti (il prossimo bando in scadenza della Prefettura ammonta a 12,8 milioni di euro) dà una lettura diversa: «Le lacune ci sono, perché i pagamenti a volte arrivano in ritardo e perché dobbiamo scontrarci con la burocrazia, così come abbiamo a volte problemi con l’organizzazione – racconta -. Ma da qui a voler montare un caso mi sembra eccessivo: io stesso, più volte, faccio da bancomat e anticipo loro venti o trenta euro, tanto prima o poi i soldi arrivano e me li faccio restituire. Ma il problema è che loro a Urbe non ci vogliono stare, vogliono trasferirsi a Savona o a Genova o in altre città». Per spacciare. Perché tanto sappiamo che fanno quello, nel 90 per cento dei casi. Ed è ovvio che lo si può fare solo in città.