Questo logo – tra l’altro non originale – è il vincitore del concorso indetto da Google un ‘Doodle 4 Google’. Una multinazionale che nega in quanto tale l’essenza stessa dell’identità, non poteva che scegliere un logo del genere, ma dubitiamo sia realmente farina del sacco di una ragazzina, di nome Sarah Harrison, Connecticut:

I messaggi insiti nel disegno sono troppo definiti per essere casuali. A parte i simboli dietro, nei quali qualcuno potrebbe vedere simboli non proprio rassicuranti, ma che potrebbero anche essere frutto di balbettio adolescenziale, guardiamo il disegno in primo piano.

Gli unici maschi bianchi sono, nell’ordine: un disabile, un gay disabile e un anziano. L’unica cristiana se la tengono in mezzo due neri. All’ebrea va un po’ meglio, ma non troppo. Il messaggio non è nemmeno tanto subliminale.

Non c’è  solo l’intento sincretico – nel quale si annullano le identità, mostrando l’immagine onirica di una inesistente realtà armoniosa -, ma anche l’idea che qualcuno deve abituarsi ad essere sottomesso a qualcun altro.