Denunciò i due jihadisti, ma giudice crede a loro e lo condanna

Vox
Condividi!

Dalla testimonianza di Gabriele Dal Moro, titolare di un negozio di pasta fresca da asporto a Venezia, emerge un retroscena che vede Dake Haziraj e Fisnik Bekaj, componenti della cellula islamica che voleva colpire Rialto, violenti sul posto di lavoro ma tutelati dalla giustizia italiana.

“Ha tentato di uccidere la mia fidanzata con un cacciavite perché pensava che lei lo stesse riprendendo col cellulare, l’ho licenziato e denunciato ma poi è riuscito a farmi del male”.

Lui è il collaborazionista dell’immigrazione che ha dato lavoro ai due terroristi e che si è visto punito da un giudice, dopo le false testimonianze dei due. La prossima volta ci penserà due volte, prima di assumere immigrati al posto di italiani.

Vox

“Nella primavera del 2014 si è avventato con un cacciavite sulla mia fidanzata che lavora nel negozio, urlandole che non lo doveva riprendere, ma lei stava solo giocherellando con il telefonino. Ho temuto che volesse ucciderla e fortunatamente mi sono intromesso. L’ho licenziato e ho denunciato la sua violenza crescente, e la società ha poi dato ragione a loro, due probabili terroristi”.

“Hanno denunciato il falso, che lavoravano molte ore in nero, che venivano in negozio di notte (quando l’attività è chiusa). Abbiamo prodotto una memoria difensiva ma non è servita a nulla”. Il commerciante è stato condannato e costretto a risarcire all’Inps una sanzione ingente: svariate decine di migliaia di euro.

VERIFICA LA NOTIZIA
VERIFICA LA NOTIZIA
“Nel 2013 ho assunto anche Fisnik Bekaj, i due si sono conosciuti lì e sono diventati inseparabili”. Secondo Dal Moro, Bekaj sarebbe stato plagiato del collega Haziraj, quello più violento. I due “diventavano sempre più estremisti, io stesso, durante una lite, sono stato chiamato da Haziraj ‘cristiano di m…'”. L’ex titolare del negozio di pasta fresca ricorda come nei momenti liberi Dake Haziraj e Fisnik Bekaj guardassero foto di fucili kalashnikov sui cellulari.