Ambulatori medici di famiglia intasati dai profughi: anziani respinti

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TREVISO – Liste d’attesa degli ambulatori dei medici di base di Sant’Antonino bloccate da una nuova tipologia di pazienti: i profughi appena usciti – o ancora all’interno – dal centro di accoglienza dell’ex caserma Serena e già in possesso di carta di identità, che quindi hanno pieno diritto all’assistenza sia sanitaria che sociale. Una paralisi che innesca una polemica rovente nel quartiere ma anche in seno all’Usl 2: su sollecitazione della Prefettura, gli uffici dell’azienda sanitaria – a insaputa del direttore generale Francesco Benazzi – nei giorni scorsi hanno smistato un centinaio (per il momento) di richiedenti asilo con carta di identità, rilasciata dal Comune di Treviso (PD), negli ambulatori dei medici di base più vicini alla ex caserma Serena, ossia in quelli di Sant’Antonino, che sono quattro: una trentina di profughi per ambulatorio, anche in quelli che hanno già raggiunto il limite massimo di mutuati, attraverso una apposita deroga.

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Per motivi, così pare, di emergenza. E quindi: liste d’attesa già piene, e ora pure con il surplus dei profughi. E così i residenti di Sant’Antonino, soprattutto anziani, rimasti fuori dalle liste, e di fronte al “tappo” dei nuovi pazienti ereditati dalla Serena (ma non solo), sono costretti a migrare negli altri quartieri in cerca di un dottore. «Ma così», dicono i residenti, «e non siamo di certo razzisti, i profughi hanno il medico di base a due passi dalla Serena, mentre i residenti devono cercarlo altrove. E non è giusto». Anche lo stesso direttore dell’Usl unica Benazzi la pensa allo stesso modo.

Geniale avere dato carte di identità a dei ‘richiedenti asilo’.