Stadio Roma: le minacce di Pallota e un’offerta che Raggi non può rifiutare

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fact_iconAl termine di una giornata convulsa arrivano le parole di Beppe Grillo e, soprattutto, le minacce di James Pallotta: “Ci aspettiamo un importante risultato positivo dall’incontro di venerdì – ha twittato il presidente giallorosso dall’account ufficiale della Roma – . Altrimenti potrebbe essere una catastrofe per il futuro della Roma, il calcio italiano, la città di Roma e il business futuro in Italia”.

Usare la pressione dei tifosi di una squadra di calcio per portare avanti una speculazione edilizia è geniale. Solo che è cambiato sindaco. E sono saltati i piani.

Beppe Grillo al Tg2 ha chiarito: “Sì al nuovo impianto della Roma, ma non a Tor di Valle, è un’area a rischio idrogeologico. Decideranno giunta e sindaco”.
La Roma e lo speculatore edilizio fallito Parnasi hanno subito replicato a Grillo: “Dopo cinque anni di lavori su un progetto in stato avanzato di approvazione nel rispetto di leggi, regolamenti e delibere, non è in alcun modo ipotizzabile un sito alternativo a Tor Di Valle. L’area è sicura dal punto di vista idrogeologico e anzi il progetto, con investimenti totalmente a carico dei privati, va a sanare il rischio idrogeologico presente nel quartiere limitrofo di Decima, ben al di fuori del sito dove verrà progettato lo stadio e dove abitano oltre 10mila romani”.

Al centro di tutto c’è Unicredit. Che è creditore sia della Roma che costretta a prendersi quasi tutti gli asset di Parnasi per rientrare dal debito monstre di 600 milioni di euro.

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La banca, che è uscita dalla società Roma solo lo scorso anno, ne è il principale creditore: circa 165 milioni di euro. Quindi si trova nella strana situazione di essere molto interessata al che il ‘progetto stadio’ e l’immensa speculazione che lo circonda si realizzi.

Dietro UniCredit altro grande creditore è Mps seguito da Aareal bank. Parnasi con la sua Parsitalia era sommerso da più di 600 milioni di debiti prima della capitolazione, con UniCredit che è subentrato nel 2015 tramite il veicolo Capital Dev e che si è assunto le attività e con esse tutto il debito.

È stato creato il veicolo Capital Dev, oggi guidato dallo stesso Claudio Calabi che sta cercando di portare a buon fine la lunga ristrutturazione di Risanamento. Dovrà tentare di valorizzare le attività delle sei società eredità di Parsitalia e con il ricavato restituire il debito contratto con UniCredit. In questo momento Parnasi e la sua vecchia Parsitalia sono tra gli incagli più grandi di Piazza Cordusio. La parabola di Parsitalia prima dell’accordo di salvataggio di UniCredit è emblematica. Negli anni dal 2013 al 2015 ha cumulato perdite per oltre 180 milioni di euro e si è ritrovata con un patrimonio netto negativo per 20 milioni: un crac evitato dall’intervento di UniCredit, il suo principale finanziatore.

E l’unica speranza di rientrare è Eurnova, la società posseduta al 100% da Luca Parnasi che possiede i terreni di Tor di Valle, su cui dovrebbero sorgere lo stadio e il maxi-progetto delle Torri. Un bel colpo per tutti. Soprattutto per Unicredit.

La realtà è che i padroni delle società di calcio le vogliono utilizzare come veicolo per enormi speculazioni immobiliari. Usando i tifosi come elemento di pressione politico. E quando dicono che “non esiste possibilità di area alternativa”, è perché i terreni ‘giusti’ sono quelli.