“Questa bufera che hanno creato è infondata, mi hanno messo in mezzo”. In tutti i sensi, viste la sue frequentazioni. In due interviste ai giornali amici Corriere della Sera e a Repubblica, Francesco Spano, direttore dimissionario del famigerato Unar, il sedicente ufficio antidiscriminazioni della presidenza del Consiglio che agisce come una sorta di psicopolizia, si difende in modo bizzarro dopo la scoperta dei finanziamenti pubblici ad associazioni gay che organizzano incontri sessuali a pagamento. Compreso al circolo a cui lui è iscritto.
“La procedura seguita è trasparente, esiste una graduatoria – spiega – inoltre era il primo bando e quei fondi non sono stati assegnati o spesi, ma tuttora in cassa”.
“Il finanziamento viene concesso in base al progetto – assicura Spano – e funziona come rimborso spese, dopo altre verifiche”. Il progetto dell’associazione Anddos, in collaborazione con la Sapienza, avrebbe dovuto prevedere la costituzione di centri di ascolto e supporto antiviolenza omofobica per persone in difficoltà. In realtà, i soldi pubblici finivano in serate a base di sesso a pagamento.
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A Repubblica Spano ha spiegato che le dimissioni non sono “una ammissione di responsabilità”. Eppure le Iene hanno dimostrato che è tesserato proprio al circolo finito al centro delle polemiche. “Non ho capito come è successo – spiega – potrei aver fornito i miei dati per l’ingresso in un locale di tutt’ altro tipo, ma associato a quel circuito”. “Questa squallida vicenda – conclude – mi ha tolto la passione che questo lavoro merita”.
Ha altre passioni.
Comunque: dietro all’antirazzismo e alla lotta alla sedicente omofobia come all’inesistente fenomeno del ‘femminicidio’ gira un enorme business e centinaia di parassiti politici. Il problema non è uno o l’altro direttore, anche se questo era davvero bizzarro, il problema è l’esistenza stessa di un ufficio di psicopolizia che serve solo a censurare e regalare stipendi a parassiti politici.