INPS in rosso e PIL pro-capite fermo da 20 anni

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“Non si ritiene procrastinabile una riforma della governance” dell’Inps. Lo scrive la Corte dei Conti nella Relazione sulla gestione finanziaria dell’istituto nel 2015. Sul versante economico patrimoniale, spiega la magistratura contabile, si registra una situazione in peggioramento rispetto al precedente esercizio. Lo scostamento tra i saldi finanziari e quelli economici è dovuto principalmente all’andamento dei residui attivi. Il conto economico, infatti, espone – al netto dell’accantonamento a riserva legale per 2,95 md – un risultato di esercizio negativo per 16,3 miliardi di euro (-12,48 miliardi nel 2014), condizionato da un accantonamento al fondo rischi crediti contributivi per 13,09 mld (4,97 mld nel 2014). In conseguenza di ciò, il patrimonio netto è pari a 5,87 md, con un decremento sul 2014 di 12,54 md. Nel frattempo, rileva sempre la Corte, aumenta la spesa per prestazioni previdenziali e assistenziali.

Immigrati ci costano 18 miliardi l’anno: e saremo noi a pagare le loro pensioni

Per questo motivo, dal lato ordinamentale si conferma, nel giudizio della Corte dei conti, la necessità di un intervento normativo di revisione e coordinamento delle disposizioni primarie e regolamentari che disciplinano l’attività dell’Inps. In alternativa, una riforma della governance dell’Istituto. In questo senso, aggiunge la Corte, occorre un ripensamento di funzioni e compiti del direttore generale, anch’esso organo dell’ente, che ne definisca i confini, alla luce anche del principio di separazione tra attività di indirizzo politico e gestione amministrativa D’altro canto, l’accentramento nella figura del presidente dei compiti prima spettanti al Consiglio di amministrazione non sembra, alla prova dei fatti, aver risolto i profili di problematicità del sistema di governo, anche nei rapporti tra gli organi dell’Istituto.

Dovevano pagarci le pensioni. E’ un mantra che i cazzari dell’integrazione recitano a memoria da anni. Come un atto di fede. E solo di fede si tratta, visto che nella realtà ci costano più di quello che portano alle casse dell’erario.

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A conferma, non solo il fatto che l’Inps sia in rosso – e lo sarà sempre di più secondo lo studio del demografo Blangiardo:

DEMOGRAFO: “Immigrati faranno fallire l’INPS”

Ma anche il fatto che l’aumento della popolazione non significa aumento della ricchezza nemmeno nel caso di aumento del PIL: per un motivo ovvio, aumentare il numero di chi vive in un luogo fa, quasi sempre, aumentare la ricchezza totale, fosse anche solo per un fatto fisico, il problema è, però, la ‘ricchezza pro-capite’: se arrivano 10 immigrati e la ricchezza aumenta di 5, quella pro-capite scende.

L’OCSE, oggi, al di là del rialzo infinitesimale delle previsioni di crescita, sempre facili da smentire, ha diffuso il seguente dato: il PIL pro-capite è fermo a 20 anni fa. Decenni di immigrazione non hanno aggiunto alcuna ricchezza reale, ma hanno aumentato il debito, ridotto lo spazio disponibile e degradato le periferie.