Vigili avvelenati da Zingari: sindacati in procura

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«Terra dei fuochi» a Torino. È al centro dell’area di via Germagnano, dove ci sono tre campi nomadi, due abusivi. L’altro ‘regolare’. E gli effetti di uno spaventoso inquinamento di aria, terra, acqua, già oggetto da tempo di un sequestro – ma senza sgombero – da parte del pm Andrea Padalino per «disastro ambientale», hanno avvelenato anche le persone.

Ieri in procura è stata depositata la denuncia del Silpol, il sindacato dei vigili urbani. Ci sono i risultati delle analisi dei capelli di tre vigili urbani della sezione nomadi, i primi a sottoporsi agli accertamenti. Altri operatori li seguiranno, compresi i militari che sino a qualche giorno fa erano di presidio all’area contaminata dagli incendi di rifiuti, di cavi di plastica, copertoni, dall’interramento di scorie di ogni tipo, sempre legati alle attività clandestine di chi abita le baraccopoli: razziano di tutto e poi ‘trattano’ il materiale per ottenere metallo prezioso da rivendere.

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Dopo il gesto coraggioso dei vigili, sorge un drammatico interrogativo: quale grado di avvelenamento coinvolge i residenti della zona da anni assediati da fumi tossici e veleni? Stessi timori per i lavoratori delle aziende vicine, Amiat compresa. Nubi di fumo gravano nella zona sino ai quartieri residenziali. Nei capelli dei tre vigili, i tecnici dei laboratori del centro regionale anti-doping dell’ospedale San Luigi di Orbassano, coordinati dal professore Marco Vincenti, hanno trovato valori anomali: tracce di manganese, cromo, litio, tallio, stagno. In un caso dieci volte superiore al range di riferimento. Ma i vigili urbani – dopo dieci anni di servizio nell’inferno di via Germinano – denunciano di avere lavorato tra fumi pestilenziali, mentre i residenti bruciavano cumuli di rifiuti, a cui erano totalmente esposti. E senza nessuna misura di protezione. Neppure la più semplice mascherina. Nulla di nulla.

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Dopo anni di questa vita, malesseri e disturbi con sintomi gravi durante e subito dopo i turni di servizio. Da qui la decisione di sottoporsi a esami medici per individuare tracce di metalli pesanti nel loro organismo. Alla fine, la situazione viene definita «preoccupante». Molte sostanze «potenzialmente tossiche» sono ad un livello «totalmente anomalo» rispetto ai valori normali e dunque pericolosi per l’organismo. In particolare cromo e litio. Gli operatori sono in «precarie condizioni di salute» e c’è il forte sospetto che la loro situazione sia strettamente collegata alle «esalazioni presenti nel campo nomadi di Germagnano».

Ma già l’11 ottobre, in una lettera inviata ai responsabili dei vigili, il dirigente medico Roberto Remondino, dell’Asl To1, scriveva: «Sono emerse ulteriori indicazioni sfavorevoli circa la salubrità dell’area… In tutti e tre i campi era stato effettuato un accertamento circa la compromissione o il deterioramento ambientale per lo stoccaggio e per l’incendio dei rifiuti… Per alcuni parametri sono emersi superamenti delle concentrazioni-soglia di contaminazione per uso verde pubblico privato e residenziale… È evidente che la situazione rende problematico l’uso del sito a fini abitativi». Il 25 novembre i responsabili del Silpol informavano il comandante Alberto Gregnanini: «È possibile che l’inquinamento dell’area possa creare o abbia già creato danni alla salute dei lavoratori impegnati nelle aree di controllo… Le sostanze inquinanti sono riconosciute come agenti altamente cancerogeni e gli esiti non rilevabili nell’immediato potrebbero concorrere in un prossimo futuro all’insorgere di gravi e mortali patologie neoplastiche». Del resto è risaputa la più alta incidenza di tumori nelle aree che circondano i campi nomadi.

E non è un caso isolato. In tutta Italia forze dell’ordine e residenti sono ostaggio di questi delinquenti che inquinano la nostra aria con fumi tossici. Ma nessuno li sgombera. Perché sono una cazzo di specie protetta. Dai politici d’alto bordo. Tutto questo deve finire.