Xenelasia, Machiavelli: “Non permettete a stranieri di stabilirsi nella repubblica”

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Xenelasia, da ξένος  “straniero” e ἐλαύνω “respingere”, il nome del corpo di leggi promulgate a Sparta a difesa dell’identità dorica degli Spartani.

A Sparta lo Stato era una estensione della famiglia. I magistrati spartani – efori – avevano il compito e l’autorità di cacciare chiunque rappresentasse una minaccia all’ordine pubblico o alla morale. L’immigrazione era vietata.

Ovviamente, gli stranieri erano ammessi durante le festività religiose e ambasciate, quello che oggi potremmo definire turismo e visite di Stato, ma a loro non era permesso vivere entro il territorio spartano: per non comprometterne l’integrità etnica e culturale. Unica vera fonte della potenza spartana.

Eccezioni furono naturalmente concesse a personalità di particolare rilevanza culturale quali Senofonte. Licurgo e i suoi successori avevano compreso che non puoi conservare l’originale forza di un popolo, se non ne preservi il carattere originario evitando qualsiasi contaminazione straniera.

Questo non era vero solo a Sparta. Tutta la Grecia antica non viveva nel culto del ‘cambiamento’ che poi esploderà con le religioni mediorientali che saranno le vere responsabili del culto del ‘progresso’: mantenere le tradizioni degli antenati era considerato tra i greci il più grande dovere e onore.

Secondo Karl Otfried Müller il carattere dorico di nobiltà e severità si protrasse a Sparta solo perché essa riuscì a mantenersi nel suo stato di isolamento.

Plutarco scriveva: “Per questa ragione egli (Licurgo) proibì ai suoi cittadini di familiarizzare con i costumi stranieri, esempi di vita sregolata, atti ad introdurre sconvolgimenti nella repubblica; anzi egli cacciò tutti gli stranieri che non portavano nessuna utilità; questo non perché (come disse Tucidide) temeva che loro potessero imparare il giusto sentiero che porta alla virtù, ma piuttosto che potessero introdurre cattivi costumi. Perché è ovvio che con persone straniere entrano ragionamenti stranieri, e tali ragionamenti introducono nuovi pensieri, per cui si generano molti affetti e volontà discordanti dall’armonia del buon governo. Egli fu attento preservare la sua città dall’infezione di cattivi costumi, così come gli uomini generalmente lo sono nel prevenire l’introduzione di una pestilenza”.

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Oggi noi non abbiamo i Licurgo a governarci. Ma puro sterco di vacca in calore.

Concludiamo con il pensiero di un grande italiano. Niccolò Machiavelli riteneva che Sparta fosse durata così a lungo “perché non permise agli stranieri di stabilirsi nella repubblica” e sottolineava che la Repubblica romana, facendo il contrario, si fosse condannata al proprio destino.

In effetti, la caduta dell’Impero iniziò quando si abbandonarono gli antichi costumi. E questi si abbandonano quando si insinuano all’interno dell’entità statale elementi estranei: persone estranee.

La natura tende ‘naturalmente’ alla entropia. Al disordine. Mantenere intatto ciò che è, necessita, in fisica, di ‘lavoro’. E’ semplice abbandonarsi al divenire, e al naturale disordine delle cose, difficile è ‘lavorare’ perché ciò che si è non si disperda e degradi. Per questo l’identitario è destinato a soffrire: la sua è una lotta contro il ‘naturale’ degradare di ciò che difende. Ma è una lotta giusta contro i cuckold dell’entropia che si abbandonano al degrado.

Noi abbiamo Licurgo, Plutarco e Machiavelli. Loro hanno Fabio Volo.

 

Fonte: Identità.com