Madre Miss sfregiata: “Ho dato tanto affetto al suo ex”, complimentoni

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Dal giornale locale sul caso della miss amante degli animali sfregiata da uno di loro:

GLI INGRESSI nel reparto Grandi ustionati dell’ospedale Bufalini sono contingentati. Esce uno, entra un altro. Alla porta c’è un uomo, Mauro Catalini, il produttore di Gessica Notaro, che era in procinto di far uscire il suo primo disco, ora rinviato. «Ci diamo il cambio», sorride a chi sta arrivando dall’altra parte della porta.
Chi esce è Gabriella Botturi, la mamma di Gessica. Capelli biondi e sguardo stanco, si siede in un angolo della sala d’aspetto. Un’infermiera di passaggio la saluta, lei sorride. «È dura parlare ora, sono una mamma, capitemi. Vogliamo aspettare almeno che i medici ci dicano qualcosa di più sulla salute di Gessica. Vogliamo avere un quadro più chiaro della situazione». Sta vegliando sua figlia da due giorni. «Non da sola. Gessica sta ricevendo affetto da tutto il mondo, è commovente e meraviglioso».

Del suo ex compagno parla?
«No, vuole superare questo momento e ricominciare a vivere, mettendosi il passato alle spalle, una volta per tutte. Pensa solo a guarire. Noi siamo con lei, ovviamente».

Edison Jorge Tavares Lopes ora è accusato dell’aggressione di sua figlia, fino a qualche mese fa era a casa vostra.
«Quanto affetto gli ho dato… Lo avevo accolto come un figlio, era entrato a far parte della nostra famiglia. Non mi sarei mai aspettata che le vicende prendessero questa piega».

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Però Gessica lo aveva denunciato.
«È vero, ma lui non l’aveva mai aggredita, non era mai stato violento con lei».

C’è già chi dice che sua figlia potrà diventare un punto di riferimento per tantissime donne, in particolare per quelle che hanno subito violenze.
«Non so cosa rispondere, sono troppo di parte. Posso solo dire che abbiamo ricevuto messaggi di solidarietà e vicinanza da ogni parte, comprese le istituzioni».

Rimini la porta già nel cuore. Per lei organizzeranno un corteo, si parla anche di un concerto. Voi intanto cosa chiedete alla giustizia?
«Non posso parlare per mia figlia, non so cosa pensi e non ho intenzione di chiederglielo ora. Per quello che riguarda me, mi aspetto semplicemente che faccia il suo corso».

Un corteo nel quale, ovviamente, si denuncerà il ‘maschio’. Non il ‘maschio africano’. Dietro una figlia non troppo sveglia, c’è sempre una madre altrettanto poco sveglia.