Udine: mamma e figlio vivono in questa baracca, sono Italiani

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Madre e figlio, residenti a Terzo di Aquileia, vivono da un anno in una baracca. Ovviamente senz’acqua e riscaldamento.

Roberto ha 44 anni e ha perso il lavoro. Per vivere faceva il falegname e il saldatore. La mamma, Elsa, di anni ne ha 67. La situazione è difficile. Tutto è iniziato un anno fa, quando Roberto ed Elsa sono stati sfrattati perché non riuscivano a pagare l’affitto.

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«Dopo lo sfratto – racconta Roberto – ho provato a chiedere aiuto al Comune ma siamo ancora in attesa. Siamo costretti a vivere senza acqua e senza riscaldamento. Usiamo le coperte per scaldarci ma fa freddo. Per fare la doccia andiamo da mia zia, che purtroppo non è nelle condizioni di ospitarci a casa sua. Sono preoccupato per me ma soprattutto per mia madre, che avrebbe il diritto di vivere al caldo e in modo dignitoso».

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Roberto: «Probabilmente – lo sfogo – se fossimo stati stranieri ci avrebbero già aiutati. Gli italiani in difficoltà come noi, in questo Paese, non possono beneficiare della stessa considerazione. Ci avevano assicurato che il 4 dicembre l’appartamento del Comune sarebbe stato disponibile ma siamo ancora qua e l’anno è finito. Ho provato a cercare un altro lavoro ma niente da fare».

Il sindaco di Terzo, Michele Tibald, interpellato, fa sapere: «Dopo aver ricevuto lo sfratto per morosità – spiega Tibald – madre e figlio si sono rivolti al Comune ma, in quel periodo, il loro Isee era troppo alto e non ci consentiva di effettuare interventi assistenziali. Successivamente Roberto ha perso il lavoro e abbiamo chiesto di presentare un Isee aggiornato. Non ci è stato consegnato. Nel frattempo, tenuto conto della situazione di disagio, l’amministrazione, tramite i servizi sociali, aveva trovato una soluzione abitativa in un altro Comune ma la signora Elsa ha rifiutato».

Il sindaco riferisce che, più volte, i servizi sociali hanno tentato di intervenire. «Tutto si è arenato a causa dell’indisponibilità dei soggetti a partecipare – le parole del sindaco –. Visto il protrarsi della situazione e ritenendolo un caso delicato, il Comune, pur sapendo che questo avrebbe comportato problematiche di carattere pratico, ha deciso di affidare alla signora, per 6 mesi, un mini alloggio di proprietà comunale. L’appartamento, essendo stato chiuso a lungo, ha bisogno di essere sistemato e vanno riattivate le forniture». Dopo l’ok della giunta, alla fine di novembre, gli uffici si sono messi in moto.

Ma intanto è dicembre, e loro vivono in baracca. Mentre in provincia di Udine i fancazzisti sono in hotel. Ma naturalmente loro avranno presentato l’ISEE aggiornato.