GRILLO INSORGE: VOGLIONO CENSURARE IL WEB PER BLOCCARE LE NOTIZIE

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Beppe Grillo attacca il presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella, che in un’intervista al giornale dei globalisti, il Financial Times, si è scagliato contro il web libero, poiché “sarebbe un catalizzatore di populismo e per questo lo Stato dovrebbe capire se regolamentarlo”.

Il co-fondatore del M5s, movimento nato online, attacca: “Pitruzzella non è un pazzo solitario, sono tutti uniti contro il web: i nuovi inquisitori vogliono un tribunale per condannare chi li sputtana”.

“Post verità? Nuova inquisizione!”: è il titolo del post al vetriolo di Grillo che definisce l’opinione di Petruzzella, “a metà strada tra il delirio d’onnipotenza e l’ignoranza completa di come funzioni il web”.

“Ora che nessuno legge più i giornali e anche chi li legge non crede alle loro balle, i nuovi inquisitori vogliono un tribunale per controllare internet e condannare chi li sputtana. Sono colpevole, venite a prendermi. Questo Blog non smetterà mai di scrivere e la Rete non si fermerà con un tribunale. Bloccate un social? Ne fioriranno altri dieci che non riuscirete a controllare. Le vostre post-cazzate non ci fermeranno”.

Prima del Brexit e di Trump tolleravano la libertà sul web – relativamente – perché pensavano non incidesse realmente sulla società. Ora hanno scoperto che la diffusione delle notizie è loro fuggita di mano, e quindi è nata la questione delle ‘fake news’ che in Italia alcuni cazzari al guinzaglio di Boldrini già usavano come metodo per silenziare i dissidenti definendole ‘bufale’.

Non molleranno l’osso. Tenteranno di riprendersi il monopolio della informazione, creando una sorta di ‘ministero Ue della Verità’ che impedisca la diffusione delle notizie a loro sgradite – ad esempio gli stupri di Colonia – che definiranno ‘bufale’. Chiuderanno siti. Arresteranno o tenteranno di arrestare chi scrive e diffonde queste notizie. Come del resto già fanno in alcuni paesi.

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Questo Petruzzella, ad esempio, è il tipico esemplare del boiardo del Sistema:

Svolge la professione di avvocato cassazionista. Esperto nel diritto dei pubblici appalti, in giustizia costituzionale, nel diritto pubblico regionale e nel diritto pubblico dell’economia, ha ricoperto numerosi incarichi fra cui quello di consulente giuridico sia presso la Presidenza del Consiglio dei ministri (governi Ciampi e Dini)[3] che presso la Presidenza della Regione Siciliana (governi Capodicasa, Cuffaro e Lombardo) e l’Assemblea regionale siciliana.[2]
Dal 1998 al 2002 è stato presidente della “Commissione paritetica per la determinazione delle norme di attuazione dello Statuto speciale siciliano”.[2]

Dal 14 marzo 2006 ha fatto parte della Commissione di Garanzia dell’Attuazione della Legge sullo Sciopero nei Servizi Pubblici Essenziali[4] di cui è stato presidente dal 24 settembre 2009[5] al 18 novembre 2011.[3]

Il 18 novembre 2011 i presidenti di Camera e Senato congiuntamente lo hanno nominato presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato[1] in sostituzione di Antonio Catricalà dimessosi in quanto nominato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del governo Monti; ha preso possesso della carica il 29 novembre.[6]

Dal 1998 è direttore della “Rivista di diritto costituzionale” edita da Giappichelli.[2]

Il 30 marzo 2013 viene nominato dal Quirinale come membro della commissione per le riforme economiche.

Il 25 novembre 2015 viene indicato dai centristi di Area Popolare e Scelta Civica come candidato per l’elezione a giudice costituzionale; ottiene 492 voti nella votazione del 25 novembre e 470 nella successiva votazione del 1º dicembre, in entrambi i casi al di sotto del quorum richiesto di 571 voti. Il 1º dicembre stesso, Pitruzzella annuncia il ritiro della sua candidatura affermando che mancano “le condizioni politiche e di serenità” per proseguire con il suo nome.