Lavoro a tempo indeterminato, ma solo se sei profugo

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Quello che fa Farinetti in grande con Eataly, lo fa in ‘piccolo’ questo barbiere in Veneto. Noi manteniamo il suo dipendente con vitto, alloggio e paghetta, lui può così pagarlo meno di quanto pagherebbe un giovane italiano. Va bene a tutti, tranne ai contribuenti e ai lavoratori italiani.

TREVISO – Ousmane è maliano, ha 28 anni, ed è uno dei primi profughi accolti dalla Carita$ di Treviso ad essersi conquistato un contratto di lavoro, e per di più a tempo indeterminato. Il titolare del «Barber Shop» si chiama Cesar, è nato a Santo Domingo 41 anni fa ma vive nella Marca dalla tarda adolescenza. A Treviso abita da 10 anni, prima lavorando nel salone della sorella, poi rilevando l’attività che si trova nel cuore di Santa Maria del Rovere.

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Grazie alla Carita$ Tarvisina e all’Ascom, Ousmane ha potuto accedere a un tirocinio formativo gratuito di 6 mesi poi trasformato in un rapporto di lavoro stabile. «Sono qui dal 2014 – racconta in un ottimo italiano – ed ho studiato per due anni la lingua. È stato faticoso ma sono riuscito a trovarmi un appartamento e a mantenermi. Il mio sogno? Ottenere il permesso di soggiorno definitivo e costruirmi una vita qui: sono ancora alle prese con il ricorso, mentre ci sono tante persone che dopo pochi mesi hanno ottenuto l’asilo». Cesar ha preso da novembre anche un altro richiedente asilo, un 24enne liberiano che starà qui per 6 mesi come tirocinante. «Non è per semplice spirito di solidarietà che ho preso questi due ragazzi – spiega -: questi ragazzi sono bravi. Ho avuto dipendenti italiani, e se ne sono andati».

E noi paghiamo. Carita$, Cesar e Ousmane incassano.