Angela Merkel sotterra la sua demenziale «politica di benvenuto» finita sotto il camion della strage di Charlottenburg.
Il primo effetto della strage firmata dal profugo terrorista arrivato dall’Italia e in Italia abbattuto è la chiusura della frontiera con l’Austria (Italia) sigillata ben oltre febbraio 2017, superando gli accordi stipulati con Bruxelles. L’effetto domino, ovviamente, sarà ce l’Austria sigillerà quella con l’Italia.
Non proprio un cambiamento, solo una diminuzione del fanatismo, visto il “tetto” di 200 mila richiedenti-asilo l’anno invece del milione e mezzo fatto entrare nel 2015/2016.
A Berlino le indagini su Anis Amri, sospetto autore del massacro al mercatino di Breitscheidplatz, non fanno significativi passi in avanti. I detective tedeschi di ritorno dall’Italia procedono al raffronto del revolver utilizzato a Sesto San Giovanni (arma del delitto del camionista polacco alla guida del tir) mentre gli analisti dell’Ufficio criminale federale aggiornano i link di Amri con la galassia Isis, alla luce dei tre arresti (tra cui il cugino) effettuati a Tunisi. Ci sono già le copie dei filmati inviate dalla polizia di Lione. Ma agli atti della sicurezza tedesca, per adesso, spicca la certificazione del clamoroso fallimento del sistema di protezione (federale e locale) incapace di dare seguito alle segnalazioni di polizia criminale, Interpol, servizi interni e esteri sul progetto terroristico del tunisino.
«I controlli alla frontiera meridionale continueranno ancora per molti mesi» conferma ufficialmente Thomas de Maizière (Cdu), ministro dell’interno.
Dopo il vertice telefonico di Merkel con il presidente tunisino l’espulsione dei magrebini irregolari è più snella; quasi a punto anche il piano di ritorno di tutti i profughi “rimpatriabili” nello Stato della prima accoglienza.