BERLINO, PROFUGO TERRORISTA INCENDIO’ CENTRO LAMPEDUSA – FOTO

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Altri particolari emergono sul profugo terrorista tunisino, oltre a quelli già riportati ieri e che ritrovate sotto.

Sembra che il tunisino, sbarcato con l’orda della primavera araba che scosse la Tunisina nel 2011, partecipò alla rivolta di Lampedusa che distrusse, con un incendio, il centro di detenzione per clandestini.

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Perché al tempo, c’era Maroni, venivano detenuti in attesa di espulsione. Poi è arrivato Monti e in seguito Mare Nostrum. E sono diventati tutti ‘profughi’.

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Anis Amri, il profugo tunisino ricercato dalle autorità tedesche per l’attentato al mercatino di Natale a Berlino, è stato 4 anni in carcere in Italia e dopo aver scontato la pena ha ricevuto un provvedimento di espulsione dalla penisola. Provvedimento che, però, non è andato a buon fine perché le autorità tunisine non hanno effettuato la procedura di riconoscimento nei tempi previsti dalla legge. E la Ue costringe a liberare i clandestini dopo pochi mesi.

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Il terrorista tunisino è arrivato in Italia a febbraio del 2011 assieme alle altre migliaia di tunisini che in quei mesi lasciarono il paese in seguito alla famigerata primavera araba. Quando venne identificato, Anis Amri dichiarò, come molti adulti, di essere minorenne e dunque fu trasferito in un centro di accoglienza per minori in Sicilia.

Dopo qualche mese di permanenza nel centro, sempre secondo fonti investigative, il tunisino ha compiuto atti di danneggiamento e diversi reati. Diventato nel frattempo maggiorenne, è stato dunque arrestato, processato e condannato a 4 anni.

Dal carcere è uscito nella primavera del 2015, ma non è tornato libero: nei suoi confronti è infatti scattato un provvedimento di espulsione. Anis Amri è stato così portato in un Centro di identificazione ed espulsione in attesa del riconoscimento da parte delle autorità tunisine, obbligatorio per poter procedere al rimpatrio. Il riconoscimento, però, non è mai arrivato e, trascorsi i termini di legge (UNA LEGGE CAMBIATA DAL NUOVO GOVERNO CON LA DIMINUZIONE DEL TEMPO MASSIMO DI PERMANENZA), al tunisino è stato notificato un provvedimento di allontanamento dall’Italia: sulla carta. A quel punto avrebbe effettivamente lasciato il paese per andare in Germania.

Ergo, se Alfano lo avesse espulso davvero, a quest’ora ci sarebbero 12 morti in meno. Il sangue delle vittime è sulle mani di Renzi e Alfano. DIMISSIONI.