«Hanno devastato, divelto le case, rubato e bruciato tutto. Capisco se avessero voluto rubare qualcosa per rivenderlo, ma perché radere interamente al suolo la città e bruciarla? Lo hanno fatto solo per una ragione: l’odio! I combattenti dell’Isis ci odiano perché siamo cristiani!». È il grido del generale Behnam Aboush a capo delle truppe cristiano assire davanti alle macerie della sua ex casa.
A Qaraqosh non è rimasto molto di quello che era il punto di riferimento dei cristiani iracheni. Le case sono state sventrate e le chiese bruciate. Non c’è energia elettrica né acqua. È impossibile viverci.
Qaraqosh, la città cristiana più importante dell’Iraq, contava più di sessantamila abitanti, ora è una città fantasma. È stata occupata per due anni dalle bandiere nere dell’Isis. Nominata capoluogo dello Stato islamico per la Piana di Ninive, è stata liberata a fine ottobre.
Le uniche vetture che circolano sono quelle dei soldati che vanno al fronte di Mosul, a venti minuti dalla città. Ogni tanto si scorge qualche automobile dei residenti che vengono a controllare se la loro casa esiste ancora. Non appena si accorgono che cosa è diventata la città, abbassano la testa e piangono disperati.
Entriamo nel quartier generale dell’esercito cristiano assiro, mangiamo con loro. Il generale in capo, Behnam Aboush, lancia un appello alla comunità internazionale:
Si prega per la vittoria di Trump a Qaraqosh (MOSUL) (approfondimento in inglesei), la città cristiana più grande dell’Iraq liberata dall’occupazione islamica di ISIS. Si prega nella chiesa dell’Immacolata Concezione bruciata dagli islamici:
Canto del Ave María en arameo tras retomar la ciudad de Qaraqosh, en iglesia destruida por Daesh. #cristianosperseguidos pic.twitter.com/X4SNCywXId
— VoxTempli ن (@VoxTempli) 6 novembre 2016
First mass in over two years in the city of Qaraqosh, Iraq. pic.twitter.com/QrAyqmfifv
— Ali Ajeena (@AliAjeena) 3 novembre 2016