BOLOGNA: LE CASE POPOLARI PARLANO STRANIERO, ALMENO IL 60%

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Nel 2014 – per la prima volta negli ultimi tre anni – ci sono stati più alloggi Acer assegnati a cittadini extracomunitari che agli italiani: il 51% delle case (169 su 330), percentuale che sale al 57 se si calcolano altri 20 appartamenti dati a cittadini non italiani ma comunitari. E gli extracomunitari sono anche i primi, per quantità di domande presentate, nelle liste d’attesa: da loro sono infatti arrivate 3.686 richieste nel corso del 2014, contro le 642 di cittadini comunitari e le 3.189 di italiani. I dati sono stati forniti dalla stessa Azienda Casa Emilia Romagna in risposta a un’interrogazione del consigliere comunale di ‘Insieme per Bologna’ Manes Bernardini.

I numeri dell’Acer raccontano anche sotto le Due Torri di un peso crescente, da parte della popolazione straniera, nell’accesso al sistema di edilizia pubblica residenziale. A livelli assoluti gli italiani fanno ancora la parte del leone: su 11.390 alloggi Erp complessivamente assegnati in città, infatti, 9.696 sono occupati da italiani (l’85%), 196 da comunitari (poco meno del 2%) e 1.498 da extracomunitari (il 13%). Guardando le assegnazioni degli ultimi tre anni, si evidenzia che extracomunitari e italiani sono ormai costantemente quasi sullo stesso piano: ai primi sono andati 195 alloggi nel 2012 contro i 198 dei secondi, e 211 contro 227 nel 2013. A fare leggermente pendere la bilancia a favore degli stranieri è la categoria dei comunitari, ossia quei cittadini dell’Ue che hanno fatto richiesta di un alloggio popolare e lo hanno ottenuto: sono stati 51 nel 2012 e 30 nel 2013.

Secondo Bernardini questi numeri rappresentano l’indicazione che è venuto il momento di agire sui criteri che stanno alla base dell’assegnazione delle case di edilizia residenziale pubblica. “lI sistema sta dimostrando tutti i suoi limiti – attacca Bernardini –, perché chi per decenni con le sue tasse ha finanziato il welfare cittadino ora ne usufruisce con sempre più fatica. È necessario rivedere l’impianto normativo alla base delle assegnazioni e il Comune di Bologna deve giocare un ruolo da protagonista nel proporre i correttivi alla legge regionale in materia. Come? Dando più peso ai criteri di cittadinanza e da quanto tempo si ha la residenza sotto le Due Torri. L’assessore regionale al Welfare Gualmini ha dichiarato di voler mettere mano alle norme, e speriamo che intenda correggere queste distorsioni che vanno ai danni degli italiani”.

Così scriveva nel 2015 il giornale locale.

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Da allora il Comune di Bologna è intervenuto? In un certo senso. Infatti non è più verificabile il nominativo di chi è in graduatoria:

http://www.comune.bologna.it/concorsigare/bandi/135:8024/10023

Il che rende impossibile avere la certezza sui numeri, e ci si deve fidare del Comune stesso. In nome della privacy si lede il diritto dei cittadini contribuenti (proprietari delle case) di sapere chi ne usufruisce.

Dati ufficiosi parlano del 60 per cento di case destinate nel 2015 a immigrati, ma non sono dati controllabili in maniera assoluta.