Alberto Antonio Pierluigi Baroli, manager cinquantunenne italiano residente in Brasile, è morto sabato notte nella sua villa di Beberibe.
Il professionista è stato ucciso durante un tentativo di rapina nella villa nella quale lui stesso si trovava con sua moglie. Il cinquantunenne avrebbe lottato coi rapinatori, nel tentativo di difendere la donna, e sarebbe stato ammazzato con un colpo di machete, mentre la donna è riuscita a rifugiarsi in bagno.
I due, secondo le prime ricostruzioni, sarebbero stati sorpresi nel sonno – verso l’1.30 di notte – e a nulla sarebbe valso il tentativo di reazione di Baroli.
Il giorno dopo l’omicidio, la polizia ha arrestato una donna di ventisette anni, Damiana Paiva da Silva, ritenuta responsabile del crimine insieme a due suoi nipoti – una ragazza e un ragazzo sedicenne – e altri due uomini.
Il bottino della rapina – cinquemila euro, un computer e un cellulare – sarebbe stato trovato proprio a casa di uno dei due adolescenti.
Alberto Baroli, originario di Oristano e laureato in Bocconi in Economia Aziendale, era a capo dell’area sviluppo e innovazione di Amplifon.
Ripetiamo quanto scritto, solo pochi giorni fa, dopo L’ASSASSINO DI PAMELA CANZONIERI.
Circa il 20 per cento di tutte le morti per omicidio del mondo avvengono nel ‘triangolo mulatto’: Brasile, Colombia e Venezuela, nonostante i tre paesi abbiano meno del quattro per cento della popolazione totale del mondo. Significa che hanno una predisposizione all’omicidio 5 volte maggiore alla media globale. Interessante.
I dati arrivano da Homicide Monitor compilato dall’Istituto Igarape con sede proprio in Brasile che ha elaborato dati ufficiali, e rivela gli alti tassi di omicidio in America Latina e Caraibi, dove un terzo di tutti gli omicidi del mondo si verificano.
La regione contiene solo l’otto per cento della popolazione totale del mondo.
Honduras (85,5 omicidi per 100.000 abitanti), Venezuela (53,7) e le Isole Vergini Americane (46,9) hanno i più alti tassi di omicidio. Per avere un termine di paragone, in Italia ci sono stati nello stesso periodo 530 omicidi, ovvero 0,9 omicidi per 100.000 abitanti. E sappiamo bene, chi ha commesso molti di questi.
Ma attenzione, non è una questione geografica. La correlazione tra ‘società multirazziale’ e violenza omicida è quasi ‘oscena’, tanto è precisa. Ma anche qui, questo è vero sempre, ma è ancora più accentuato quando la società multirazziale ha presenza di neri (africani subsahariani, e infatti livelli simili sono presenti nell’Africa Nera) e soprattutto quando questa presenza ha causato meticciamento (mulatti).
E’ come se il ‘mescolar delle razze’ creasse una caduta dell’ordine morale. Un ‘dis-ordine’ naturale. Il dissolversi dei legami che causa il crollo delle regole.
Il Brasile ha avuto 56.337 omicidi nel 2012 (l’anno più recente per cui sono disponibili i dati), Venezuela e Colombia 16.072 e 15.733. Sono tutti Paesi ad alta concentrazione di mulatti, a differenza di Cile e Argentina, che infatti hanno numeri quasi normali.
Questi dati confermano gli studi del sociologo Pinker. Ad alti livelli di ‘mescolamento etnico’, corrispondono alti livelli di disuguaglianza sociale: il Brasile è un caso emblematico, in particolare nel nord del Paese, dove, del resto, neri e mulatti sono presenti in modo sproporzionato.
E queste disparità sono al tempo stesso effetto e causa dell’alto livello di omicidi.
Ci sono ovviamente casi particolari, seppure lontani numericamente, come la Russia: ma qui entra in gioco la Cecenia e il Caucaso, quindi entriamo in altri scenari. O la Groenlandia, dove il meticciamento ha altre componenti.