Primo schiaffo di Donald Trump alla dittatura cinese. Il presidente eletto degli Stati Uniti ha avuto un colloquio telefonico con il leader di Taiwan Tsai Ying-wen: una svolta tra i due Paesi che non hanno relazioni diplomatiche dal 1979.
Una ‘provocazione’ per la Cina, dopo i dolci rapporti del premio nobel per la pace Barack Obama e lo sterminatore di Tibetani Xi Jinping.
I primi a dare la notizia del colloquio telefonico tra Trump e il presidente taiwanese Tsai Ying-wen sono stati il Financial Times e il Taipei Times. Poi è arrivata la conferma di un portavoce del neo presidente Usa. I due leader – dopo le congratulazioni di rito a Trump per la vittoria nella corsa alla Casa Bianca – avrebbero quindi espresso la volontà di riallacciare le relazioni tra Washington e Taipei.
Pechino che considera l’isola di Taiwan non uno stato indipendente ma una sua provincia. Indipendente de facto ma non de jure.
Quella di Trump è una svolta. E il governo cinese è ‘nervoso’, tanto da presentare protesta ufficiale alla Casa Bianca, il cui attuale inquilino si è affrettato a dire che “nessun cambiamento sulla politica di una sola Cina portata avanti dagli Stati Uniti dopo la telefonata tra Donald Trump e la presidente di Taiwan, Tsai Ying-wen. Restiamo fermamente impegnati alla nostra politica chiamata ‘One China’”, ha detto Ned Price, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale. “Il nostro interesse fondamentale e’ quello di relazioni pacifiche e stabili” con Pechino.
E nel puzzle dei nuovi rapporti con l’Oriente in funzione anti-cinese, Trump ha parlato con il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte e lo ha invitato ad andare in visita alla Casa Bianca il prossimo anno, nel corso di una telefonata molto cordiale e animataî. Lo ha detto il consigliere speciale di Duterte, Christopher Go, spiegando che la telefonata è durata sette minuti, come si legge sul sito della Reuters.