La cancellata di ferro è quella del Consolato di La Plata, dove 70mila elettori residenti erano chiamati a esprimere il voto sulla ‘riforma Verdini-Renzi’. Le decine di buste sono invece quelle contenenti le schede elettorali per il referendum.
Sono rimaste così, incustodite, per almeno tre giorni e tre notti. Domani saranno in volo per l’Italia, almeno quelle rimaste. E poi chissà.
E Renzi spera proprio nei brogli:“Con il voto estero si può vincere, quel 3% cambia tutto”. La sua speranza, dunque, viaggia a mezzo posta. Per i promotori del “No” viaggia anche il timore di irregolarità. E proprio all’ultimo dall’Argentina, già patria di brogli nelle elezioni politiche, arriva un altro caso curioso: le schede gettate oltre il cancello.
Lo scatto risale a due giorni fa, il Consolato ha confermato.
“Qualcuno si sarà adoperato per fare incetta di schede di giorno e poi portarle lì quando non veniva notato”, suggerisce Antonio Bruzzese, ex sindacalista e presidente dell’associazione “Insieme Argentina”. Fu tra i reclutatori di voti all’estero per la lista di Romano Prodi. “Ho portato a casa 7 deputati e 4 senatori quando i senatori erano sei e Prodi si reggeva per due soltanto”, rivendica ancora con orgoglio i brogli. Merito di una ventennale attività all’Inca-Cgil di Buenos Aires dalla quale sarà cacciato dopo aver pubblicamente denunciato i meccanismi fraudolenti di finanziamento pubblico dei patronati all’estero (da cui partirà un’inchiesta parlamentare).
Sia nel 2006 che nel 2008 Bruzzese denunciò brogli nel voto dall’America Latina: schede con colore a grammatura diversi dagli originali, schede votate in serie con un timbro o schede del tutto sprovviste di elementi che ne attestassero l’autenticità. “Anche il numero di quelle ricevute e scrutinate non coincideva con quello delle schede inviate da ciascun consolato”. Anche stavolta, dunque, non abbassa la guardia. “Quella foto dimostra che ho ragione di temere”, dice. Così prende carta e penna e scrive a Luigi di Maio e ai Cinque Stelle una specie di minidecalogo per stanare le irregolarità. Suggerisce, tra le altre cose, di mobilitare “decine di controllori” ai seggi sparsi per il mondo. A partire dall’Argentina che “ancora una volta si dimostra una zona franca per chi volesse alterare il voto”.
Dalla Farnesina confermano che le schede pervenute in quel modo, anche se esposte alle intemperie, saranno comunque trasmesse al centro di Castelnuovo di Porto, 30 km da Roma, dove il Viminale ha allestito la sala per raccogliere e scrutinare i plichi pervenuti dall’estero.