In meno di due anni hanno raccolto in Friuli Venezia Giulia circa 120 tonnellate di abiti usati sostenendo che erano destinati ad aiutare «italiani in difficoltà» mentre in realtà erano inviati a un’azienda in provincia di Caserta e, successivamente, venduti in Bulgaria, Grecia, Albania, Egitto, Giordania, Tunisia, Guinea e Pakistan.