Immigrato torna in Africa: “Non venite in Europa”

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Amadou Kane, giunto in Italia agli inizi degli anni Novanta: «L’errore enorme che ho fatto venendo qui è aver pensato che qui ci fosse il Paradiso, che potessi guadagnare soldi, diventare ricco. Ho mollato tutto per venire in Europa, ma non era affatto come pensavo e come mi avevano fatto credere». Ha mollato tutto, perché come quelli di oggi “aveva qualcosa”, non era affatto povero.

Una storia vera, quella di Amadou Kane ora mediatore linguistico (uno dei nuovi ‘lavori’ inventati con l’invasione dei profughi) che opera in Friuli Venezia Giulia, che ricalca in modo tristemente preciso le storie di tantissimi che come lui hanno intrapreso un viaggio di separazione dalla loro amata terra, convinti di andare verso il meglio.

Una storia ora chiusa nel libro “Il sogno fasullo” scritto dal giornalista triestino Giulio Garau.

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Dopo avere svolto diverse attività e un corso organizzato della Regione Friuli Venezia Giulia, Kane è diventato mediatore di comunità, mediatore linguistico culturale e interprete.
Nel 2003 ha anche avviato Senegal Service, attività di organizzazione di eventi cultural e ha poi preso parte a diversi corsi e attività di volontariato, dai City Angels alla Croce Rossa Italiana, fino a diventare operatore di sportello al sindacato con Anolf e Anmil. Insomma, uno che ha sempre parassitato il sistema Italia.

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«È arrivato dalla Francia chiuso dentro un baule e, come capita a tanti che compiono queste imprese, ha cominciato anche lui vendendo oggetti per strada, vivendo in case minuscole con decine di connazionali e anticipando così – ci spiega ancora Garau – la vicenda di tante persone che ancora nel 2016 vivono in questo stesso modo».

«Perché quest’Europa sempre più xenofoba non costruisce una campagna di informazione che spieghi ai popoli extra-europei di non migrare poiché il Vecchio Mondo non è affatto una cuccagna? Ho un barlume di risposta. Perché lo stesso mondo che esprime xenofobia ha anche bisogno di schiavi per tenere in piedi un’economia sempre più basata sullo sfruttamento (…). Grazie a questa omertà di sistema, essi non sanno nulla della nostra realtà e noi non sappiamo nulla della loro. Noi ricchi e loro, i poveri, ci alimentiamo di miti fasulli figli di un’assoluta simmetria di destini. Noi cerchiamo un Sud da safari e un Oriente esotico che non esistono più (…). E loro vengono qui pensando ai nostri calciatori, alla cuccagna espressa dalle nostre pubblicità, fasulle anch’esse, come se dalle nostre parti la fatica delle mani fosse stata cancellata».

E’ vero. Ma non sono gli ‘xenofobi’ ad avere bisogno di schiavi, sono le multinazionali, le varie Onlus vaticane e progressiste: tutto quel mondo infame e buonista che gravita intorno all’invasione.