La vittoria di Donald Trump è resa ancora più incredibile dalla sperequazione di forza finanziaria tra i due candidati. L’osservatore distratto, confuso dalla ricchezza personale del presidente eletto potrebbe pensare a lui come rappresentante della ‘plutocrazia’: è il contrario. Era Clinton ad essere stata pesantemente finanziata – come Obama – dall’oligarchia finanziaria americana ed estera (Qatar e Arabia Saudita compresi).
I dati ci dicono che la campagna di Trump ha raccolto e speso meno della metà di quanto abbia speso quella di Clinton. Con la differenza che i soldi raccolti dal repubblicano venivano tutti da piccoli donatori: gente comune, non multinazionali che volevano comprarsi la presidenza.
Candidate | Campaign committee (as of September 30) | |||||||
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Money raised | Money spent | Cash on hand | ||||||
Hillary Clinton[243][244] | $460,168,401 | $400,504,099 | $59,664,302 | |||||
Donald Trump[245][246] | $224,449,710 | $189,673,422 | $34,776,287 |
I numeri sono al 30 settembre, aggiungete una cinquantina di milioni di dollari a testa in raccolta e spesa.
Questo evidenzia due cose: che quando hai un messaggio forte e la capacità di veicolarlo, il denaro non è poi così decisivo. Che questa volta i poteri della Sinarchia sono rimasti fuori dalla Casa Bianca: è la prima volta che accade, e non gli piacerà per nulla.
Obama, in entrambe le elezioni ha incassato e speso circa 1 miliardo di dollari: tanti ne sono serviti per comprarsi i voti delle masse nere e ispaniche. Trump si rivolgeva ad un altro elettorato: bianco e non in vendita. Non desideroso di parassitare lo Stato Sociale, ma di liberarsi di chi lo parassita.