VOLEVA SGOZZARE PRETI A MILANO: ARRIVATO PER “RICONGIUNGIMENTO FAMILIARE”

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“Prendi la mia mano e andiamo alla Jihad” è il ritornello del canto estremista che Gafurr Dibrani, il kosovaro arresto questa mattina, continuava a pubblicare su Facebook e dal quale ha preso avvio l’operazione “Tut Elimi” (“prendi la mia mano” in lingua turca), condotta dalla Digos di Brescia, coordinata dal Servizio Antiterrorismo della direzione centrale di polizia e diretta dalla procura di Brescia.

“Facciamo scorrere il nostro sangue in questa via, diamo qua la nostra anima, andiamo insieme al martirio”, si legge ancora nel testo del video, pubblicato dal 24enne nato a Pristina nel 1992 e cresciuto a Fiesse, comune del Bresciano dove è arrivato all’età di 13 anni. Sarebbe italiano per lo Ius Soli in discussione al Senato, visto che aveva meno di 14 anni quando è arrivato, quindi integrato. Un po’ come i terroristi islamici nati in Francia e Belgio.

Ha coinvolto anche il figlio di due anni, al quale ha fatto vedere alcun filmati raffiguranti minori addestrati alla Jihad. Video che ritraggono i bimbi schiacciare il bottone di un telecomando per innescare congegni esplosivi e colpire gli infedeli. Dibrani postava le foto del figlio di soli due anni, definendolo ‘Piccolo Leone’, come vengono chiamati i bambini addestrati dall’Isis per la Jihad.

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Quando gli agenti hanno fatto irruzione nella sua abitazione di Fiesse, non appena hanno acceso la luce del soggiorno, dallo stereo è partita la riproduzione di un canto arabo con i passi del Corano.

Il 24enne era arrivato a Brescia nel 2005, con un permesso di soggiorno a tempo indeterminato concesso per motivi familiari: doveva ricongiungersi ai genitori che abitavano a Fiesse. Non lavorava: passava le giornate a pregare e a cercare in internet video sul Jihad. È stato bloccato prima che lasciasse l’Italia: domani sarebbe infatti partito per raggiungere il padre che si era trasferito in Germania. Guai lasciare l’Italia.

Le indagini si sono fatte più serrate dopo il 26 luglio: nel giorno in cui Padre Jacques è stato sgozzato in una chiesa di Saint-Etienne-du Rouvray, vicino a Rouen in Francia, il 24enne ha cercato su Google i principali luoghi di culto di Milano e la parola chiave ‘teste sgozzate’. Ricerche che hanno lasciano presupporre la volontà dell’uomo di replicare le gesta dei due migranti nati in Francia.