TUBERCOLOSI: E’ BOOM TRA IMMIGRATI, 6 VOLTE PIU’ INFETTI DI ITALIANI

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Addirittura la metà dei nuovi infetti di tubercolosi nel nostro Paese è straniera. Una proporzione spropositata, visto che sono circa l’8 per cento della popolazione. E inquietante: visto che l’altra metà sono italiani, la diffondono.

Significa che l’incidenza negli immigrati (quelli che vengono controllati) è oltre 6 volte superiore al loro numero rispetto alla popolazione residente: pazzesco.

Tra i temi affrontati nel corso del 15mo congresso internazionale del Simit, la Società Italiana di Malattie infettive e tropicali, c’è stato quello rappresentato dalla tubercolosi e dai suoi nuovi scenari. Dall’incontro a Baveno, sul Lago Maggiore, è emerso che la metà dei nuovi malati di tbc nel nostro Paese è rappresentata da immigrati. Si parla di sette casi nuovi ogni 100mila abitanti.

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Va detto che è più facile individuare la tubercolosi tra gli italiani, attraverso la rete sanitaria nazionale, mentre difficili e superficiali sono i controlli fatti sui clandestini: ne sbarcano a migliaia e non viene certo fatta analisi del sangue ad ogni sbarco, solo un controllo ‘al volo’. E la Tubercolosi, poi, è latente, spesso asintomatica.

DIFFUSIONE TUBERCOLOSI
DIFFUSIONE TUBERCOLOSI

Tra i cittadini stranieri più interessati dai casi di tbc sono quelli che provengono da Paesi ad alta endemia: dall’Africa maghrebina ed equatoriale ai Paesi dell’Est come la Romania e la Moldavia.

«Quello della tubercolosi è un problema considerato ‘strettamente attuale – ha spiegato Giovanni Di Perri, infettivologo dell’Università degli Studi di Torino e membro del direttivo della Simit – per la natura stessa della malattia, in quanto molto difficile da riconoscere. I sintomi sono febbre e tosse, spossatezza e perdita di peso. Questi, in effetti, possono essere banalmente scambiati per episodi influenzali o parainfluenzali. La mancanza di una sintomatologia specifica comporta spesso una lunga serie di visite prima di essere scoperta. Un malato su tre può anche guarire spontaneamente dopo mesi di alternato benessere, e si possono alternare periodi di remissione spontanea ad altri di peggioramento. Questo comporta una tardiva presa di coscienza di malattia e una probabilità di diffusione che può essere elevatissima in particolari condizioni, fra le quali occorre ricordare i soggetti gravati da forme di immunodepressive di varia natura e identità».