Sono scesi in strada per protestare contro le condizioni in cui si trovano: l’hotel Byron a Venezia, che si trova in via Malcanton a Malcontenta (non è un gioco di parole), proprio non li soddisfa.
Così, una trentina di loro, questa mattina ha inscenato una protesta, sciolta poi all’ora di pranzo. Secondo le forze dell’ordine, intervenute sul posto, il gruppo di migranti a tratti si sarebbe posizionato in via Malcanton bloccando la circolazione stradale.
Le loro lamentele, sempre secondo le forze dell’ordine, avrebbero sia carattere “generale” sul loro status, sia carattere più particolare: ad esempio l’orario in cui viene distribuito il pranzo, non di loro gradimento. In quell’orario devono, evidentemente, andare a spacciare come oramai sempre più spesso dicono le cronache locali.
NUOVE TESTIMONIANZE DAL GIORNALE LOCALE:
Le donne e sette bambini sono ospitate nelle stanze del “Bepi el ciosoto”, i maschi poco più in là, all’hotel Byron, per un totale di oltre 80 migranti egualmente distribuiti tra le due strutture. Hotel che al piano terra sono stati blindati con i lucchetti alle finestre. A quelle dell’altro, a quelle delle sale comuni.
«E’ come stare in una prigione», si sfogano i migranti, che questa mattina hanno protestato anche per la scarsa qualità del cibo e il freddo nelle stanze. Il presidente della cooperativa rigetta le accuse sul cibo, mentre per ciò che riguarda i lucchetti spiega: «Sono stati messi per evitare entrate e uscite fuori orario». Ma di che orari stiamo parlando se i migranti non anno alcun vincolo e, se vogliono, se ne possono andare dalla struttura? «E’ vero che non hanno vincoli ma ci sono delle regole di convivenza da rispettare. Ogni sera alle 23 facciamo l’appello ma capita che qualcuno entri o esca durante la notte, con i lucchetti cerchiamo di evitarlo, così come cerchiamo di evitare che, durante i pasti, i migranti entrino ed escano portandosi il cibo nelle stanze». E’ stata una scelta poco simpatica, lo ammetto. Valuteremo se toglierli».
Sapete come mai le nigeriane escono di notte, vero?
