Colpita una donna di 89 anni, serve il ricovero. Le terapie, però, non danno le risposte sperate, la paziente non riesce a riprendersi, non recupera le forze. Del resto se parte della sintomatologia è direttamente imputabile a problemi polmonari, altri sintomi fanno pensare a diverse patologie. Scattano quindi ulteriori indagini di laboratorio e il referto non lascia adito a dubbi: l’anziana ha contratto il meningococco B. Un ceppo diverso da quello (il C) che lo scorso anno, e con parecchia virulenza, si è diffuso in Toscana. Ceppo diverso, ma non meno pericoloso.

Il batterio non ha, però, colpito, come fa spesso, le meningi (membrane) celebrali sviluppando quella che individuiamo come meningite in senso stretto. Il meningocco B ha, invece, “attaccato” le vie respiratorie causando una sepsi. Tradotto: una infiammazione. Non è escluso che il batterio, silente, fosse già presente nell’organismo della paziente e che abbia aggredito i polmoni sfruttando lo stato di debolezza dell’anziana. La dottoressa Giuseppina Ghiselli, del dipartimento di prevenzione e igiene, spiega infatti che «il meningococco B può essere presente nelle faringi e nelle mucose nasali come batterio saprofita senza per questo determinare infezioni». C’è – per chiarire – ma è silente e chi quel batterio ce l’ha e non ne è consapevole è un portatore sano. E proprio l’individuazione dei portatori sani è il campo su cui si combatte la sfida contro le infezioni da meningococco. Senza dimenticare che le meningiti, intese come infezioni delle meningi, possono essere causate anche da virus e, in questo caso, il decorso è spesso benigno. Ma le analisi parlano chiaro: l’anziana sta combattendo contro un batterio.
Le condizioni della paziente di 89 anni – fa sapere l’azienda sanitaria – sono comunque in miglioramento e l’Asl ha già provveduto ad individuare tutte le persone che sono venute a contatto con la donna e ha attivato per loro le procedure di profilassi. Si tratta in realtà di pochi individui: l’età avanzata impediva alla paziente di uscire regolarmente di casa e di frequentare ambienti pubblici. Sottoposti quindi alla profilassi antibiotica i familiari della donna, i sanitari che hanno prestato le cure e la paziente che ha condiviso con lei la stanza di ospedale prima che venisse diagnosticata l’infezione da meningococco B. Profilassi che prevede, dicevamo, l’assunzione di specifici antibiotici in modo da evitare l’eventuale infezione.