SELVAZZANO, PADOVA – Da giovedì non hanno più una casa: nonna di 72 anni, mamma, papà e due figli di 18 e 25 anni, più un cagnolino. La scorsa notte, l’hanno passata in macchina, dandosi il turno per dormire, perché in cinque non ci si sta.
Per ora vivono in auto, nel parcheggio del cimitero di Caselle, ma è una condizione difficile da sostenere più di qualche giorno, soprattutto perché l’anziana soffre di diabete ed ha grossi problemi di deambulazione.
«Ci hanno messo su una strada, non ci danno una casa del Comune e siccome non siamo arrivati con i barconi non ci resta altra scelta che dormire in macchina. Ho deciso anche di iniziare lo sciopero della fame», commenta la mamma dei due ragazzi, Sabrina Menin di 48 anni. La donna spiega anche perché ha scelto il parcheggio del cimitero di Caselle. «In questo camposanto riposa mia figlia morta quando aveva appena tre mesi e mio padre e inoltre, siccome soffro di asma, almeno c’è una presa di corrente dove posso attaccare il dispositivo dell’aerosol».
Tutto è iniziato quando il papà ha perso il lavoro. Attualmente, l’unico sostentamento è costituito dalla pensione della nonna e dallo stipendio della figlia maggiore, che ha un lavoro precario. Alle spalle, il tentativo, purtroppo fallito, di tenere aperto un negozio di frutta e verdura a Saccolongo. Sono iniziati i ritardi con i pagamenti degli affitti: “Cercavamo di tamponare le altre spese – racconta mamma Sabrina – ma quel buco non si richiudeva mai. È da gennaio – spiega – che tentiamo di ottenere un aiuto dal Comune, abbiamo sentito tutti i componenti della giunta e persino il sindaco, rimanendo sempre in contatto con gli assistenti sociali, chiedendo di poter avere un appartamento, oppure un aiuto iniziale, che avremmo poi restituito, per poterci permettere di pagare caparra e prime spese di un alloggio che avevamo trovato, per cui ci chiedono circa 3.500 euro, ma nulla”.
“Ci dicono che non ci siamo dati abbastanza da fare – continua Sabrina – quando invece sono mesi che cerchiamo di trovare soluzioni, anche mio figlio ha scritto al sindaco, e l’ultimo tentativo di chiedere aiuto da parte di mio marito risale a pochi giorni fa. Ora stiamo cercando di ottenere un piccolo finanziamento con la pensione di reversibilità di mia madre, ma è bassa e non credo riusciremo ad ottenere qualcosa. Non sappiamo più che fare, ormai le abbiamo tentate tutte”.
Si tratta dello stesso comune, dove era assessoressa questo personaggio giustamente espulso dalla Lega:
“Sospesa” dalla carica di assessore per avere ospitato dei profughi. Accade a Selvazzano Dentro, dove Daniela Faggion, esponente della Lega Nord, con deleghe ai Diritti umani, alle politiche dell’immigrazione, ai parchi pubblici e alle piste ciclabili, si è vista chiudere le porte della giunta comunale.
ASSESSORE SOSPESO. Sono una quindicina i migranti che, dallo scorso 9 giugno, sono stati accolti in due appartamenti di proprietà della Faggion in via Cave a Padova, tramite la cooperativa Populus. Lunedì sera, la “sospensione”, comunicata dal sindaco Enoch Soranzo. Tra le motivazioni, anche il presunto mancato rinnovo della tessera di sostenitrice della Lega. Ma l’ormai ex assessore ne è convinto: le ragioni reali del provvedimento preso nei suoi confronti sarebbero da ricercare esclusivamente nelle sua scelta, evidentemente non apprezzata, di dare rifugio ai profughi.
Si potrebbe chiedere a lei se le è rimasta qualche casa.
E sia chiaro. Inutile dare la colpa ai sindaci. La colpa è di quell’ometto dall’espressione intelligente che sta a Palazzo Chigi. Lui si, abusivo.