I diritti degli animali non interessano agli abitanti di Karachi, megalopoli pakistana. Soprattutto quelli dei cani. Anzi, i pakistani vedono i cani come “disgustosi”, in particolare a causa di pregiudizi religiosi.
Il mese scorso – scrive il giornale francese LePoint in un reportage – sono stati sterminati a centinaia, nell’ennesima campagna di eliminazione pubblica. Poi un bulldozer li ha portati via, come merce, senza tante cerimonie.
“Abbiamo un sacco di denunce di morsi di cane, e le vittime più gravemente colpiti sono i bambini,” si è giustificato Maqsood Memon, dei servizi sanitari comunali.
Ma questa è solo una scusa per placare le proteste internazionali. In realtà i predicatori islamici descrivono il cane come animale impuro, quindi per gli abitanti della città l’eliminazione di massa dei cani randagi è la scelta giusta. E poco importa che vengano avvelenati o eliminati a colpi di fucile e spesso impieghino ore a morire tra atroci sofferenze.
Ci sono coraggiose associazioni di animalisti che cercano di salvare più animali possibile, ma anche quando riescono a salvarne qualcuno, il tasso di adozioni è poi vicino allo zero. Perché è un “animale impuro”.