FERMO: MANCINI ANCORA IN CARCERE, NON SI TROVA UN BRACCIALETTO ELETTRONICO

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La risposta dei legali di Amedeo Mancini alle parole degli avvocati Letizia Astorri e Igor Giostra, che rappresentano rispettivamente Chinyery – la clandestina nigeriana che ha dato falsa testimonianza e poi ha ritrattato – e don Vinicio Albanesi, il noto don €uro.

L’altro ieri, i legali della donna e del $acerdote avevano sostenuto, mentendo, che non ci sono testimoni che hanno assistito a tutta la scena.

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Gli avvocati di Chinyery, secondo i legali di Mancini, continuano a cavalcare un accusa formulata a caldo sulla spinta di chi aveva interesse a sovvertire la verità, che sta venendo fuori attraverso le tante testimonianze (ben nove). Atti alla mano, aggiungono i legali, tutti i presenti ribadiscono l’aggressione del profugo nigeriano, Emmanuel Chidi Namdi, e di sua moglie, in risposta ad un insulto razzista. Questo lo stralcio estratto dal testo delle motivazioni pubblicate dal tribunale del riesame di Ancona (nella foto a destra): “I due nigeriani, dopo aver subìto l’insulto, stavano aggredendo fisicamente e con veemenza il Mancini, fino ad usare, l’Emmanuel Chidi Namdi, un segnale stradale per colpirlo e farlo cadere a terra”. Gli atti, a detta dei difensori di Mancini, parlano chiaro e sono il frutto delle testimonianze raccolte dagli inquirenti.

De Minicis e Piattoni sono d’accordo con i legali di Chiniery sul fatto che i processi si fanno nella dovuta sede e non nelle conferenze stampa, come quelle indette da Astorri e Giostra: «Peraltro, la decisione di Ancona non ha alcun valore definitivo, essendo stata da noi impugnata in Cassazione. Strano, però, che ai colleghi sia sfuggito che, secondo il suddetto tribunale, la loro assistita ha capovolto la realtà. L’aggressione fisica è stata, infatti, opera esclusiva di Chinyery e del suo compagno. Il punto è che, in qualsiasi ordinamento civile, chi riceve un insulto può legittimamente reagire con altro insulto, non a sprangate».
Infine, i legali di Mancini se la prendono con chi ha gettato il seme della menzogna e lo ha fa ancora: «Chi ha sobillato gli animi, è chi ha fatto indebitamente ingerire, nel corso della giustizia, ministri e alti parlamentari. Pertanto, rispediamo questa false e infantili accuse interamente al mittente».

Mancini intanto è ancora in carcere. Perché non si trova un ‘braccialetto elettronico’ e quindi non può andare ai domiciliari. Dove l’hai nascosto, Alfano?