Immigrata islamica: “Non vedo l’ora di tagliare le vostre teste”

Vox
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“Dio, ho promesso il mio pegno di fedeltà e lo rinnovo per il principe dei fedeli, il mio Cheick Abu Bakr al-Baghdadi”. Questo il giuramento al Califfo di Meriem Rehaily, una studentessa figlia di immigrati e residente a Padova.

Il 14 luglio dello scorso anno ha abbandonato la sua casa di Arzegrande per andare a dare la puttana di ISIS in Siria.

Prima Bologna, poi un aereo verso Istanbul, in Turchia. È questa la ricostruzione dei Ros di Padova, parte di un’indagine che si è conclusa con un mandato di arresto.

L’ipotesi degli inquirenti è Meriem abbia deciso di cambiare la sua vita passando dalle giornate passate in Nord Italia a bere sprizt con le amiche all’arruolamento nella brigata «Al Khansaa», formata da sole donne, soprattutto immigrate europee e cecene, addestrate per l’uso di armi ed esplosivi per verificare che le donne rispettino la sharia.

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I segnali di un cambiamento di mentalità erano stati già evidenziati da un insegnante che si era preoccupata dopo aver letto un suo tema in cui Meriem scriveva: “I nemici sionisti credono di portarci lontano dall’Islam. (…) dobbiamo rispettare la nostra religione anche a costo di morire (io ho sempre sognato una morte del genere), allevando i nostri figli secondo l’Islam, renderli pronti per il loro ruolo nella lotta!”.

La giovane di seconda generazione, inoltre, aveva inviato a un’amica l’immagine di una decapitazione con il commento: “Non puoi immaginare quanto ho goduto ieri, non vedo l’ora di piegare uno e togliergli la testa”.

Arrivata in Siria, scrisse ad un’amica in Italia: “Qui c’è quello che ho sempre sognato. Se mi chiamate terrorista ne vado fiera”. Raccontava di essere “ospitata in una casa di sole donne, dove si studia il Corano e le armi”.

Ora il giudice teme che possa tornare per “compiere o azioni kamikaze anche in Italia e in particolare a Roma”. Ti aspettiamo.