LE CLANDESTINE INCINTE SONO ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA

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Nel 1974, all’ONU il leader algerino Boumedienne: “Presto irromperemo nell’emisfero Nord. E non vi irromperemo da amici, no. Vi irromperemo per conquistarvi. E vi conquisteremo popolando i vostri territori coi nostri figli. Sarà il ventre delle nostre donne a darci la vittoria”.

Silenziose. In fila sulle scale delle navi dei cuckold della Marina, in mezzo a migliaia di giovani maschi africani, ci sono anche loro. Alcune donne, invariabilmente incinte.

Quei pancioni sono il simbolo della catastrofe che incombe su di noi. Sul nostro futuro. In quei pancioni è la minaccia per la nostra società.

Saranno seguite dai medici. A spese nostre. Avranno dove vivere. Le manterremo noi, da bravi cuckold, con i soldi delle nostre tasse: per partorire i nostri futuri carnefici, in una sorta di deviazione sessuale imposta per legge.

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Dietro, un vero e proprio disegno criminale. Ne sono convinti alcuni poliziotti, che operano a stretto contatto con gli immigrati: «Sono violentate non solo per mero passatempo, ma perché porteranno in grembo un figlio libico, magari islamico, per partorirlo in Occidente. È il disegno di un’invasione».

Sono oltre 15mila gli immigrati raccolti in Libia in meno di 7 giorni. Gli sbarchi continuano indisturbati: anzi, organizzati. Dal nostro governo. A Pozzallo, a Brindisi, a Reggio Calabria, a Salerno, a Cagliari. Infetti. Maschi. E donne incinte.

L’Anci Sardegna chiede che il governo cambi linea. «Solo uno Stato folle e pericoloso può inviare altri migranti in Sardegna con un sistema di accoglienza al collasso», dice Ugo Cappellacci, coordinatore regionale di FI. Mercoledì l’Hotspot di Pozzallo ospitava 1.700 persone a fronte di alcune centinaia di posti. Ed è sempre più difficile spostare i minori non accompagnati. Da inizio anno ne sono arrivati 14.700 secondo Save the children. L’Hotspot di Lampedusa scoppia. In un centro con 450 posti, 1500 ospiti sono un problema».

Il dirigente nazionale Consap, Igor Gelarda, cita i numeri che Angelo Trovato, il prefetto presidente della Commissione nazionale per il diritto di asilo, ha fornito alla commissione parlamentare di inchiesta. Tra il 2015-16 c’è stato un + 60% di richieste di protezione internazionale. «Mentre in Germania l’80% di chi ha fatto richiesta di asilo politico fugge dalla guerra in Siria, – dice Gelarda – i richiedenti asilo in Italia provengono per lo più da nazioni senza guerre. Ecco perché le commissioni hanno riconosciuto lo status di rifugiato solo al 4% dei richiedenti. I ricorsi sono più di 35mila. E i 5mila che sono andati a conclusione hanno stravolto la decisione delle commissioni. Va rivista la normativa».