LA CARICA DEI PROFUGHI CHE SI FINGONO GAY

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Cento nuovi finti profughi in 48 ore a Pesaro e provincia. Come in tutto il resto d’Italia. Tra i cento già arrivati si contano in buona parte somali, eritrei, maliani e nigeriani. Quindi clandestini, perché lontanucci dalla Siria. Ma con un asso nelle mutande, quasi tutti accomunati da una dichiarazione: «Sono omosessuale».

Dei circa 1000 presenti (ricordiamo che le due cooperative che operano in provincia ne possono accoglierne al massimo 960), solo il 5% risulta ospite in base alle convenzioni europee sulla protezione internazionale. Gli altri sono falsi profughi che hanno fatto ricorso. Praticamente inesistente lo status di rifugiato politico: fino ad ora è stato riconosciuto solo a un paio di persone. Ecco allora farsi strada una nuova tendenza: dichiararsi gay.

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Uno stratagemma, questo, per ottenere la permanenza in Italia in quanto perseguitati in patria. «Lo fanno sapendo che non vengono più accolte le istanze per ottenere lo status di rifugiato politico» spiega una fonte interna della questura.

E questi andrebbero mandati tutti a Raqqa, con la scritta ‘gay’ tatuata in fronte. Così imparano a fingere di essere perseguitati.