La Conferenza episcopale del Venezuela ha confermato la notizia: lo scorso 1 luglio quattro allievi del Seminario minore di Mérida sono stati aggrediti, picchiati e spogliati, mentre stavano rientrando, ad opera di un gruppo di facinorosi filogovernativi. A denunciare l’accaduto per primo, è stato un giornalista, che ha assistito all’incredibile e vergognoso episodio, segnalandolo su Twitter.
Del resto, Caracas, capitale del Venezuela, già nel 2015 è risultata in testa alla triste classifica delle città più violente al mondo, classifica elaborata dall’organizzazione messicana Consiglio civile per la Sicurezza Pubblica e la Giustizia Penale. E addirittura otto sono le città del Paese, che figurano tra le prime 50 di questo incredibile elenco. Ciò, a causa della criminalità in aumento, della crisi economica, di quella sociale e politica. Senza che il regime del socialista Nicolás Maduro, presidente in carica, abbia al momento mosso un dito, per tentar di cambiare questo stato di cose.
La Conferenza episcopale ha diffuso in merito un comunicato ufficiale dell’arcivescovo di Merida, mons. Baltazar Porras Cardozo, in cui lamenta come l’aggressione sia avvenuta ad opera di soggetti «asociali, che agiscono nella totale impunità, dato che né la Polizia né la Guardia nazionale impediscono tali abusi». Inoltre, ha precisato che tra le vittime del blitz vi sono due fratelli, il più giovane dei quali è stato anche quello maggiormente colpito, tanto da consigliarne il ricovero presso la clinica Albarregas, ove attualmente si trova: «L’intransigenza ed il fanatismo non possono prendere in ostaggio a proprio piacere la popolazione», ha commentato il prelato (M. F.).