Rigori di Merkel: ma l’Italia di Conte è grande

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Il calcio non è una scienza esatta, non è nemmeno uno sport, è un gioco. Nel senso che racchiude in sé un elemento di imprevedibilità non presente in nessun altro sport di squadra. I motivi sono tanti, e sarebbe lungo analizzarli.

I rigori sono la sublimazione di questa imprevedibilità.

L’Europeo dell’Italia è finito stasera, in quella che per le bizzarrie di tabellone era la vera finale del torneo. Ma nessun’altra squadra al mondo avrebbe costretto la Germania al diciottesimo rigore senza i due centrocampisti centrali titolari – Marchisio e Verratti – e senza le prime alternative – De Rossi e Montolivo – e la riserva di De Rossi, Thiago Motta. Ma Conte ha dimostrato che la compattezza di una squadra etnicamente omogenea può anche superare i limiti tecnici e arrivare a sfiorare l’impresa.

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E’ solo un gioco, ma è anche lo specchio di quello che accade e può accadere nella società. Nei momenti di difficoltà, più gli individui sono simili, più tendono a sacrificarsi l’uno per l’altro. Non vedrete mai una ‘Francia’ fare quello che ha fatto l’Italia in questo Euro2016 nelle condizioni in cui si trovava.

Se perdiamo questa omogeneità, come vogliono i cultori del ‘multietnico’, faremo la fine dell’Inghilterra. E la nostra società farà la fine del Brasile. Dove ognuno pensa per sé, e nemmeno Dio per tutti. Quindi proteggiamo il bene più prezioso che abbiamo: essere Italiani. Veri.

PS. Conte andrebbe costretto con la forza a rimanere CT, anche part-time.




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