A volte, la casualità non è per nulla casuale.
Patrizia si tormenta le mani, cerca di ricacciare indietro le lacrime mentre mostra al fotografo l’immagine di lei e Giovanni assieme. Una bella istantanea in una giornata in campagna, lì tra le altre foto incorniciate sul mobile del soggiorno. Giovanni non c’è più. Si è impiccato in cantina. E la moglie ora parla di disperazione, di un senso di impotenza perché non lavorava da tre anni per la crisi e aveva accumulato debiti con Equitalia, tanto da cadere in depressione.
Avrebbe compiuto 60 anni sabato, dopodomani, Giovanni Perna, artigiano di Nichelino. L’altra notte ha deciso di farla finita impiccandosi nella cantina del palazzo di via Oberdan, dove abitava con la moglie e i suoi due figli. Pare che si sia alzato dal letto senza fare rumore, abbia preso la scala che aveva sul balcone e l’abbia portata giù. Poi, una corda legata a a una trave e un cappio al collo.
«Lo Stato non aiuta. Lo Stato quando hai l’acqua alla gola, anziché farti respirare ti mette la testa sotto. Non pensavo che una cosa simile potesse capitare a me. Ma voglio raccontarlo perché queste cose non devono più accadere». La voce di Patrizia Crivellari, 55 anni, è rotta da un pianto infinito per una situazione che lei stessa aveva cercato di rendere meno pesante, lavorando duramente, facendo pulizie in altre case. E ieri mattina è stata lei stessa a spalancare la porta su questa tragedia: «Già dalla sera prima lo vedevo strano. Ma non mi sono preoccupata e questo, al momento, non me lo posso perdonare. Questa mattina (ieri, ndr) non ho visto Giovanni nel letto e l’ho cercato ma non lo trovavo. Poi ho scoperto tutto…».
Nello stesso giorno, Boldrini festeggiava gli imprenditori migranti:
