Magari anche stavolta c’è chi prova a parlare di banali atti di “teppismo”, ma proprio non convince. Ad Avola Antica, sulla provinciale 4, i soliti “ignoti” hanno sradicato la grande croce di tre metri alle spalle della statua dedicata al beato Antonio Etiope, poi han dato fuoco anche al crocifisso in vetroresina che il beato stringeva nella mano.
Nei pressi son stati ritrovati anche i resti di due roghi: presso almeno uno pare si sia consumato un rito satanico. Sulla strada è stata lasciata una scritta, fatta al contrario, «Almost there» seguita da un volto stilizzato con le corna.
A scoprire l’accaduto, è stato un passante, che ha subito informato Peppino Corsico, presidente della Pro Loco, alla cui cura quei luoghi sono stati affidati. Corsico esclude assolutamente l’evento accidentale, il manufatto era ben saldo nella propria base di pietra. Corsico è convintissimo della pista satanica.
La statua del beato Antonio è stata inaugurata soltanto poco più di quattro anni fa, il 14 marzo 2012 per la precisione. La data non fu scelta a caso: benché la Chiesa universale lo commemori il 23 agosto, a Noto, ove è sepolto presso la chiesa di S. Maria del Gesù, il beato lo si venera proprio il 14 marzo. Da allora non ha avuto pace, ha già patito almeno altri due atti sacrileghi, sempre con scritte inneggianti al demonio. Ed altre frasi ingiuriose contro la religione cattolica sono spesso rintracciabili sui muri, compaiono e scompaiono, cancellate dalla pietà dei fedeli residenti.
Ma chi fu il beato Antonio Etiope? Figlio di musulmani, fu fatto prigioniero dalle galee di Sicilia e venduto come schiavo ad un massaro di Avola, che lo tenne come pastore e lo iniziò al Cristianesimo. Antonio chiese il Battesimo e scelse per sé appunto il nome del Santo di Padova. Il suo padrone lo donò assieme al gregge in occasione del matrimonio di un nipote di Noto. Tenendo conto della fama di santità di cui già godeva per i molti miracoli attribuitigli, fu reso libero, ma restò a servizio per altri quattro anni. Poi, licenziatosi, si recò ad assistere carcerati e malati, infine scelse la vita eremitica come terziario francescano ai Pizzoni di san Corrado Fuori le Mura. Si recava a Noto solo per la S. Messa, per confessarsi e per raccogliere elemosine per i poveri. Morì consumato dall’ascesi: l’Angelo Custode lo avvisò otto giorni prima del trapasso e lo assistette sino all’ultimo respiro, per accompagnarlo nella vita eterna.
Beato in Paradiso, ma oltraggiato dai seguaci del demonio sulla terra…