Diga Mosul: inviamo soldati per gli affari dell’azienda vicina al governo

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“Partite per Mosul alcune decine di militari. Nel decreto del Governo è prevista in questa fase la presenza fino a 100 soldati nell’area. Se poi fosse necessario aumentare il numero, dovremmo parlarne con il Parlamento”.
Così il ministro della Difesa, Pinotti, intervistata in tv, sull’invio di un contingente italiano a protezione della diga di Mosul, in Iraq.

“Un team ha verificato cosa fosse necessario per predisporre le strutture dove soggiornerà il contingente”. Poi ha aggiunto: “No forze armate italiane in Libia”.

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Quindi, per impedire l’invasione di migliaia di maschi africani ogni giorno, nessun soldato. Per proteggere gli affari di un’azienda già presieduta dall’attuale ministro Poletti – già noto per frequentazioni tutt’altro che trasparenti -, invece inviamo un contingente di soldati: senza chiedere il permesso al Parlamento.

Siamo all’illegalità ormai conclamata. Solo organi di controllo altrettanto illegali – e ci riferiamo a quel pupazzo dei poteri globali al Colle – possono permettere uno scempio del genere.