“Mia figlia rapita dai Rom e stuprata per ore”

Vox
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“Non siamo tipi a cui piace tenere le cose nascoste. Mia figlia è maggiorenne ed è stata lei che ha deciso di esporsi con nome e cognome, di sacrificare la sua privacy perché la cosa sia pubblica, perché la gente sappia, perché le istituzioni si mettano in moto. Il secondo motivo è che quello che è accaduto a mia figlia può succedere ancora”.

Lo dice all’Adnkronos Vladimir Kosturi, padre della giovane ragazza albanese vittima di violenza nel quartiere Prenestino, a Roma. Vladimir è un professore albanese, come lui stesso scrive, di matematica e fisica di “alcuni dei vostri figli” ed è residente a Roma da 27 anni. E’ stato lui a diffondere un volantino nel quartiere e attraverso Facebook per far sapere a tutti quanto è accaduto.

Il padre della vittima ha indetto una manifestazione per sabato 14 maggio alle 16. L’appuntamento è all’angolo tra viale Partenope e via Marcianise. “Vogliamo che ci sia la gente e inviteremo e faremo parlare anche altre vittime di violenza – spiega – cercheremo di non inquinare la manifestazione con tendenze elettorali, di non permettere altre interferenze, anche se chi vuole può venire. Durante la manifestazione parlerà in primis mia figlia, lei vuole esporsi e condividere questa cosa terribile che le è successa. Lei è una ragazza forte ma adesso la notte non riesce più a dormire, è segnata”.

Vladimir-Kosturi

Nel volantino il professore racconta nel dettaglio la storia di violenza agghiacciante in cui si è trovata coinvolta la figlia, spiegando che la giovane “è stata sequestrata in mezzo alla strada di via Teano” a distanza di circa 150 metri da casa da “due uomini di etnia rom-rumena da lei mai visti prima, trascinata in mezzo alla vegetazione, stuprata brutalmente e dopodiché tenuta sotto sequestro in una baracca buia e fatiscente, per tutta la notte”.

La giovane è riuscita miracolosamente a fuggire da sola, scrive il padre, “nella mattina approfittando della totale ubriachezza dei suoi carnefici, che si erano distratti dopo ore ed ore passate ad ubriacarsi ed a burlarsi di mia figlia, pianificando di ucciderla per occultare ogni prova”.
“Solo l’enorme freddezza” e il “coraggio di mia figlia, le hanno permesso di sottrarsi a un infame destino, riuscendo finalmente a scappare da quell’incubo degno di un film dell’orrore, durato per lei un’eternità”, aggiunge.

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“Dopodiché, una volta fuori dal campo, si è fiondata in mezzo alla strada rischiando di essere investita” e ha aperto la “portiera di un’auto ferma a un semaforo su via Prenestina verso le 5 di mattina”. La giovane si è seduta, prosegue il padre, “sul sedile del passeggero, ha supplicato l’autista incredulo, di accelerare”. “Quest’ultimo una coraggiosa guardia giurata, che stava andando al lavoro – racconta – senza esitazioni si è preso carico di mia figlia portandola immediatamente ad una stazione di carabinieri. Dopo poche ore una trentina di militari, hanno fatto irruzione nel campo abusivo, riuscendo ad arrestare uno degli aguzzini, purtroppo non quello più crudele dei due, che è ancora ricercato dalle autorità”.

Parlando del quartiere, Kosturi dice: “Fa schifo, sono 27 anni che sono a Roma, esci e trovi persone ubriache e con la birra in mano e vedo un degrado, che tocca tutti i residenti e non solo gli italiani. Questa cosa terribile è successa a 200 metri da dove abitiamo. Mia figlia è passata in questa strada buia per fare una scorciatoia”. “Mia figlia”, racconta, è “una ragazza studiosa, è arrivata in Itala che aveva 11 mesi, ha fatto tutta la sua vita qui”.

“Questo fatto – denuncia – è successo in un ambiente abusivo senza controlli. Il Comune ha una grossa responsabilità e non lo deve nascondere. Avevano fatto uno sgombero il 16 aprile e queste persone stavano lì da due settimane. Mi rendo conto che è difficile, adesso non riescono a sgomberare, a quanto capisco non è così semplice. Ma anche se non si fa uno sgombero almeno bisogna regolamentare la situazione”.

Come più volte detto, il problema non sono gli immigrati in quanto individui – a parte certe etnie ovviamente – ma il ‘numero’ di immigrati. Ovvero quando dal ‘professore albanese’ si passa alla massa di albanesi. Sarebbe – quasi – lo stesso se dal medico inglese si passasse alla massa di inglesi. E vale, all’opposto, anche per gli italiani.

Un’immigrazione controllata e limitata nel numero (nell’ordine di poche migliaia l’anno) è, davvero, arricchimento culturale. Ma l’immigrazione di massa è sovvertimento demografico. E degrado. Perché la massa di immigrati che si muove e arriva in un territorio già abitato – non le Americhe – genera povertà e violenza, come sta vivendo sulla sua pelle la famiglia di Kosturi.

E poi, ovviamente, c’è etnia ed etnia. E’ razzista? E’ realista.