Alla vista di una bella bambola sulla spiaggia, gli abitanti di un villaggio indonesiano hanno pensato di essere stati benedetti da un angelo caduto dal cielo.Dopo giorni, però, hanno scoperto che si trattava di un sex toy: una bambola gonfiabile di natura non esattamente divina. Nei villaggi limitrofi, la notizia del dono celestiale era circolata con tale velocità e clamore, da indurre la polizia locale ad aprire un’indagine, nel timori di possibili disordini sociali.
E così, gli investigatori giunti nella remota località di Kalupapi hanno scoperto la più prosaica realtà. “Quando i nostri agenti sono arrivati hanno visto che ‘l’angelo caduto era solo una bambola, un giocattolo sessuale”, ha detto a France Presse il capo della polizia locale Heru Pramukarno. Pardin, abitante di un villaggio che come molti indonesiani viene indicato con un nome solo, ha trovato la bambola mentre stava pescando al largo delle isole Banggai, nelle Sulawesi, Indonesia centrale.
La scoperta è avvenuta lo scorso marzo, il giorno dopo un’eclissi solare, un’esperienza profondamente spirituale per il Paese a maggioranza musulmana più popoloso al mondo. Ciò ha portato gli abitanti locali, superstiziosi, a credere che i due eventi fossero collegati. Sta di fatto che Pardin ha portato la bambola parzialmente gonfiata alla sua abitazione nel villaggio di Kalupapi, dove è stato accolto con grande rispetto. La madre ha fornito all’ “angelo” nuovi vestiti e un velo islamico. Immagini scattate dagli abitanti mostrano il giocattolo su una sedia, oppure mentre accompagna la gente del posto in una gita in barca. La polizia, temendo disordini per il crescente entusiasmo, ha deciso di indagare. “Abbiamo sentito molte storie, come quella dell’angelo caduto che piangeva quando venne trovato”, ha detto l’agente Pramukarno.
“Qui non hanno internet, e non sanno cosa sia un giocattolo sessuale”, ha affermato. Dopo avere esaminato la bambola, gli agenti l’hanno confiscata e portata al commissariato di polizia locale.
Non avranno internet, ma hanno le bambole gonfiabili.
La vicenda somiglia un po’ al ‘culto del cargo’:
Il culto del cargo ha avuto la sua maggiore diffusione in seguito alla seconda guerra mondiale, quando le tribù indigene dei luoghi interessati ebbero modo di osservare le navi giapponesi e statunitensi che trasportavano grandi quantità di merci. Alla fine della guerra le basi militari dell’Oceano Pacifico furono chiuse e di conseguenza cessò il rifornimento di merci. Per attrarre nuovamente le navi e invocare nuove consegne di merci, i credenti del culto del cargo istituirono rituali e pratiche religiose, come la riproduzione grossolana di piste di atterraggio, aeroplani e radio e l’imitazione del comportamento osservato presso il personale militare che aveva operato sul luogo.
Durante la seconda metà del Novecento il culto del cargo è diminuito fino a scomparire quasi del tutto. Sull’isola di Tanna, nella Repubblica di Vanuatu, sopravvive ancora il culto di Jon Frum, uno dei più conosciuti, che nacque prima della guerra e divenne in seguito un culto del cargo. Sulla stessa isola è vivo il Movimento del Principe Filippo, che ha come oggetto la figura di Filippo di Edimburgo, marito della Elisabetta II, regina del Regno Unito.
E poi chissà, forse anche i nostri antichi progenitori hanno adorato ‘idoli caduti dal cielo’.