Il gay con l’aids che amava infettare i suoi ‘partner’

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Dal Corriere:

Questa vicenda inizia con un’indagine per spaccio. A condurla sono i militari della Guardia di finanza che, coordinati dal pm Dini, vogliono distruggere il commercio delle droghe sintetiche a Padova. Nella ragnatela tessuta dagli investigatori finisce anche il quarantenne, residente in città. Le intercettazioni ascoltate durante la prima parte delle indagini raccontano che lui è il punto di riferimento di quanti vogliano acquistare la «droga dello stupro» per superare ogni confine nelle feste.

 

Il suo nome viene iscritto nel registro degli indagati per spaccio e, prima che l’inchiesta sia chiusa, il quarantenne viene anche interrogato. È quello il momento preciso in cui lui, ricostruendo la propria rete di contatti, spiega ai finanzieri di aver avuto decine di rapporti sessuali, alcuni senza preservativo, con gli uomini a cui poco prima aveva spacciato la Gbl. Per poi aggiungere, come fosse un particolare da poco, che lui è sieropositivo, che l’ha sempre saputo e che questo non gli ha mai causato problemi nei rapporti occasionali. La rivelazione però ha un effetto deflagrante e così da una semplice inchiesta per spaccio, oltretutto in dirittura d’arrivo, nasce il nuovo fascicolo in cui il quarantenne, che lavora in città come dipendente, è indagato per tentate lesioni gravissime.

Il sospetto dell’accusa è che lui abbia contagiato altre persone senza che loro sapessero il rischio a cui andavano incontro accettando rapporti sessuali non protetti: «Li avvertivo di essere affetto dell’Hiv solo se me lo chiedevano », ha spiegato il quarantenne durante l’interrogatorio di fronte ai militari della Finanza, basiti dalle dichiarazioni dello spacciatore. Stando a quanto raccolto dagli inquirenti, a rischiare sarebbe una decina di persone. Per tracciare i confini della storia e dell’indagine, molto però dipenderà dall’esito delle consulenze medico-legali conferite dal pm Dini: una sul quarantenne, per verificare lo stadio d’avanzamento della malattia; l’altra sulle presunte vittime, che dovranno essere indicate dallo stesso spacciatore, per certificare se il contagio sia avvenuto realmente.

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No, non siete diventati orbi, da nessuna parte è scritto che l’uomo con l’Aids che amava infettare i partner – anche qui l’uso neutro – è un omosessuale. Eppure è un particolare non secondario, visto, soprattutto, che l’Aids è endemica nella popolazione gay e che dobbiamo ad un gay americano l’averla portata in Occidente. Proprio per la dilagante promiscuità.

 

Il termine gay arriva un po’ dopo, quando si fa intervenire, tanto per anticipare il lettore, un esponente della cosiddetta ‘comunità’:

Sulla vicenda interviene il deputato Alessandro Zan, esponente del Partito Democratico e storico militante della comunità gay: «È un problema diffuso in tutto il mondo giovanile anche eterosessuale. Un problema che riguarda l’educazione affettiva e sessuale nelle scuole, ma soprattutto la relazione con l’altro e il rispetto del proprio partner, il che implica che quando c’è un rapporto sessuale, questo deve essere fatto in maniera protetta: non c’è solo l’Hiv ma esistono anche tante altre malattie sessualmente trasmissibili. Quando a inizio anni Novanta le persone morivano, c’era stata una grande campagna di informazione, ma poi non se n’è più parlato. Ora, che per fortuna di Aids si muore sempre meno, rimane il problema sanitario e sociale, che comunque è lo stesso molto forte». Il politico padovano auspica iniziative di informazione: «Una cosa che la scuola deve fare con le Usl e con gli psicologi è introdurre nella scuola corsi sull’affettività e sulla sessualità. Diversamente, dove c’è ignoranza si va sempre più incontro al rischio che accadano cose simili».

No, non è nemmeno lontanamente un problema ‘eterosessuale’, ma quasi esclusivo degli omosessuali. Non servono ‘lezioni’ a scuola.