Profughi si rifiutano di lavorare: “Non abbiamo voglia”

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Un’intervista del Giornale:

Patrizia Calza, cattolica praticante, crede nel dovere dell’ accoglienza.

Difficilmente le si potrà affibbiare l’appellattivo di xenofoba, quindi. Eppure, dopo alcuni episodi vissuti in prima persona, si è dovuta ricredere anche Patrizia.

Lei, 54 anni, è il sindaco di Gragnano Trebbiense, in provincia di Piacenza. Il piccolo paese, che conta solo 4.500 abitanti, da novembre ospita 20 profughi pachistani. A questi non viene fatto mancare nulla: una casa, tre pasti al giorno, corsi di italiano, visite mediche, una piccola diaria. Tutto secondo le regole. Poi al sindaco è venuta un’idea.

Così, è stato chiesto ai profughi se volevano fare un po’ di volontariato: tagliare l’erba nei giardini pubblici, pulire le ciclabili oppure i pozzetti che si intasano sempre. Tutte attività che non costano molta fatica e che possono dare un contributo importante alla comunità. All’inizio la proposta è stata accolta da tutti positivamente, poi però l’amara sorpresa: solo in quattro hanno detto di sì. Alcuni infatti preferiscono distribuire volantini, prendendo 10 euro l’ora; gli altri invece non vogliono far nulla.

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“Le regole sull’immigrazione vanno cambiate. Noi abbiamo il dovere di accogliere chi ha bisogno, ci mancherebbe. Ma loro, se sono nelle condizioni di farlo, hanno il dovere di restituire qualcosa a chi li ha accolti. E se si rifiutano di farlo devono essere rispediti a casa”, asserisce Patrizia. “Per essere rispettata nella sua dignità una persona deve avere un ruolo nella società, un mestiere o almeno un compito. Altrimenti cosa dico ai miei ragazzi”, continua Patrizia. Il sindaco poi rimarca di dover dare il buon esempio ai suoi alunni, oltre ad essere sindaco è anche insegnante in un ex istituto per ragionieri: “ai miei studenti dico di impegnarsi, studiare sodo per poi trovarsi un lavoro, darsi sempre da fare. E poi in paese abbiamo chi fa il mantenuto”.

Intanto, basta definire profughi i pakistani. In Pakistan non ci sono guerre, è anzi un paese che ospitava profughi dal vicino Afghanistan, durante le passate guerre.

E poi, questi sono fancazzisti. Ma la soluzione non è dare i lavori che potrebbero fare disoccupati italiani ai pakistani finti profughi, la soluzione è rimandarli a Islamabad. Col primo aereo.

La colpa di quello che accade è delle ‘cattoliche praticanti’ stile sindaco, quelle che confondono la carità con il parassitismo. E seguirebbero Bergoglio nel baratro.

Stiamo mantenendo orde di islamici e africani in case e hotel, paghiamo loro diarie per gli stravizi. E’ uno scandalo di proporzioni gigantesche.