Questo ex clandestino africano ha il posto fisso

Vox
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Giornale locale di Trieste:

Dal Senegal alla Mauritania, con mezzi di fortuna. Poi, dalle coste dell’Africa occidentale, su un incerto barcone, alle isole Canarie, primo lembo della tanto agognata Europa. Infine dalla Spagna a Trieste. Un viaggio intriso di paure e speranze, conclusosi nel modo migliore: la conquista di un lavoro fisso, come commesso alla Conad di Sistiana. Accolto e aiutato dai titolari del supermercato subentrato al “Gran Duino” delle fallite Coop, Alessandro Bossi e Daniela Cola. È l’epopea vissuta da Dieng Mouhameth, senegalese di 35 anni, che oggi può sorridere, con la sua impeccabile divisa rossa, che indossa con orgoglio, quasi una bandiera del suo lungo ma coraggioso peregrinare, al fianco di tanti altri giovani africani alla disperata ricerca di un futuro migliore.

Nel 2006, a 25 anni, decisi di lasciare il mio Paese d’origine. Spesi 500 dollari e mi garantirono che sarei arrivato in Europa, ma il mio obiettivo era Trieste. Alcuni connazionali che mi dicevano che in Italia si vive bene e che, specie in questa città, la gente è cordiale. Dopo due mesi vissuti in Spagna come clandestino – prosegue – ospitato nel centro profughi, presi un treno per l’Italia. Arrivai a Milano, infine a Trieste. Nella vostra lingua sapevo dire solo ciao». Ma quella fu solo la prima di una lunga serie di amare e difficili tappe da percorrere, nell’incertezza di un futuro sempre legato alla fortuna, a situazioni occasionali, alla volontà di altre persone.

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«Diventai il classico “vu’ cumpra” – prosegue, utilizzando volontariamente quel termine – perché ero senza documenti, un clandestino come tanti altri. Era molto dura incassare il minimo indispensabile per sopravvivere. Scelsi il supermercato situato nel centro di Sistiana. Sostavo davanti all’ingresso per ore. Nel 2009, finalmente, con le regolarizzazioni delle badanti, trovai lavoro grazie all’interessamento di una persona piuttosto conosciuta a Trieste, che oggi non c’è più e che non smetterò mai di ringraziare col pensiero, Marco Sofianopulo, il maestro del coro della Cappella civica. Poi arrivai alla Fincantieri, dove per due mesi fui aiuto elettricista, in sostanza ero il manovale che tirava i cavi. Nelle estati del 2014 e del 2015 fui addetto alle pulizie notturne delle spiagge di Portopiccolo, intervallando quell’occupazione con il lavoro di comparsa in un film tedesco girato qui e intitolato “Mare di lacrime”. Col fallimento delle Coop, quando Alessandro e Daniela cominciarono a pensare di rilevare il supermercato ex Gran Duino si aprì uno spiraglio. Mantennero la parola. Se si fosse creata l’opportunità, mi avevano ripetuto in più occasioni, non avrebbero esitato ad assumermi. E oggi sono qui – conclude Mouhameth – il sogno è diventato realtà. Sono un africano arrivato come clandestino che può lavorare e vivere con tutti i documenti in regola».

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Al posto di qualche ragazzo e padre di famiglia italiano. E grazie al ‘maestro del coro’, che in cambio di tanta ‘riconoscenza’ ha provveduto a falsificare la sua assunzione come badante (dovevano regolarizzare badanti già assunti, quindi questa ‘intervista’ è una sorta di autodenuncia del clandestino).

E grazie anche a Maroni che in quell’anno si fece convincere a fare la sanatoria delle finte badanti. E’ noto che ci sono milioni di badanti maschi e africani.