FASSINO PRESENTA GLI SPAZZINI IMMIGRATI AL POSTO DEGLI ITALIANI

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TORINO – Nuova pietosa marchetta per i non torinesi targata Fassino. Non solo di Fassino, il tono involontariamente comico di Ansa è da scuola goebbelsiana di giornalismo:

Una pettorina gialla con la scritta ‘volontario’ e ‘Grazie Torino’ sulla schiena. In testa il cappellino blu dell’Amiat che li guiderà da oggi in un percorso di inclusione sociale che loro stessi hanno sollecitato. Ha preso il via questa mattina il progetto avviato dal Comune di Torino che vede i rifugiati, un centinaio in un anno, impegnati gratuitamente su base volontaria in lavori di pulizia della città. Sette le squadre impegnate oggi, ma i migranti volontari saranno al lavoro ogni sabato mattina insieme al personale Amiat.

“Un’iniziativa – sottolinea il sindaco Piero Fassino – che rappresenta una forma di restituzione e contributo alla vita della città che li accoglie e che corrisponde anche alle aspettative dei cittadine. I numeri e la voglia di partecipare sono un ottimo segnale”. “Una bella esperienza per tutti – aggiunge il vicesindaco Elide Tisi – per loro e per la città, che fa ben comprende che chi arriva non è un problema ma una risorsa”.

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Da scuola leninista come riescono a far passare la sostituzione di lavoratori italiani con immigrati – perché questo è – per qualcosa di positivo.

Questa sostituzione è portata avanti da tutti i comuni a guida Pd, che in questo modo non assumono giovani italiani e permettono alle loro coop di far lavorare, pagati da noi, i profughi: il progetto è ampio, è a livello nazionale.

Si attivano i prefetti per trovare lavoro ai profughi (in realtà giovani maschi africani considerati clandestini ovunque) che vanno giocoforza a sostituire lavoratori italiani ai quali non viene rinnovato il contratto a termine. Le società che lo fanno ci guadagnano, perché non li devono pagare: li paghiamo noi contribuenti con vitto, alloggio, vari benefit e paghetta. Possibile che nessun magistrato indaghi questo scempio che avviene alla luce del sole?

L’alternativa non è tra ‘farli fumare davanti al bar’ o ‘lavorare al posto degli italiani’, ma tra il tenerli qui e rispedirli in Africa. Perché è da lì che arriv ail 90 per cento di questi non profughi: tutti giovani, tutti africani, tutti maschi.