Gloria Rosboch l’hanno strangolata insieme, in un rito perverso

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Hanno passato ore ed ore ad accusarsi a vicenda di aver ucciso Gloria Rosboch. Invece l’hanno uccisa insieme. Uno la bloccava, l’altro la strangolava, e non è escluso che il laccio possa essere passato di mano in mano. In una sorta di perverso rito omosessuale. Lo conferma l’autopsia.

«Ho tentato di fermarlo, ma stavo guidando. Gli ho urlato: “Ma che cazzo fai?”. Ma lui gli aveva già stretto la corda intorno al collo e tirava come una bestia facendo forza con le gambe contro il sedile». Questa la versione di Roberto Obert, 54 anni, complice ed amante gay di Gabriele Defilippi, il gay travestito di 21 anni. Che ha raccontato un’altra verità. «È stato Roberto a chiedermi di prendere il volante e lui con la scusa di prendere i soldi si è seduto dietro a Gloria. Dal borsone ha tirato fuori una corda da biancheria e l’ha strangolata. Io sono rimasto paralizzato. Lui, mentre stringeva, pareva godere».

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Gloria ha comunque lottato, disperatamente. Lo conferma la relazione medico-legale depositata in procura a Ivrea. Infatti su un ginocchio della professoressa di francese il professor Roberto Testi, uno dei più affermati medici anatomopatologi italiani, ha riscontrato la presenza di un evidente ematoma. Un livido procuratosi ancora in vita. Sul corpo sarebbero stati rilevati numerosi graffi (anche questi ante mortem) non causati dal trascinamento del cadavere al suolo, prima d’essere stato gettato nella cisterna della ex discarica tra Rivara e Pertusio.
Una ulteriore conferma che Gloria ha lottato potrebbe arrivare dalle analisi dei Ris sul parabrezza della Twingo di Obert, che lo stesso ha fatto sostituire dopo l’omicidio.
Gli elementi scientifici poi forniscono un ulteriore ed importantissimo elemento: l’insegnante di francese a cui Defilippi (che fu suo allievo ed amico) truffò 187mila euro è stata gettata ormai senza vita nel pozzo di scolo del percolato. Quindi Defilippi ha raccontato l’ennesima menzogna quando dice che «la povera Gloria gemeva e si lamentava ancora quando l’abbiamo adagiata sul prato». E non solo. Quasi certamente l’assassinio non è avvenuto a Rivara. Lo suggerisce anche la logica. Gloria viene invitata a salire in auto dove c’è un perfetto sconosciuto, Obert. Le dicono che si sarebbero fermati nell’ufficio di un commercialista tra Rivarolo e Valperga. Ma vanno in tutt’altra direzione sino ad arrivare in aperta campagna, sollevando anche una sbarra.
No. Gloria avrebbe intuito della trappola. L’insegnante è stata uccisa ma subito dopo essersi seduta in auto, presumibilmente in una zona appartata tra Castellamonte e frazione Spineto.

Immaginate le interrogazioni parlamentari e la richiesta legge-contro-la-omofobia-subito, se la vittima fosse stato un omosessuale, e gli aguzzini una coppia normale. E invece no. E allora non si fa nemmeno due più due. Gli omicidi di Roma e Piemonte rimangono due fatti separati, distinti non solo geograficamente, ma anche socialmente: non legati da un filo di sessualità disordinata e perversa.